Fondata nel 2000 a Monaco da Tom Lugo (voce), Murxen Alberti (batteria) e Samuel Hopf (chitarra), con una formazione di otto musicisti Jaramam dà il suo meglio nell’attività dal vivo. Una base reggae e dub che ospita ska, latin, pop e ritmi balcani, per oltre duemila concerti dal vivo in tutto il mondo. L’ultimo album, pubblicato nel 2020, festeggia i 20 anni di carriera. Ne parliamo con Lionel “Lazer“ Wharton, tastierista del gruppo.
Intervista originale in inglese.
Vi definite un “Reggae&Rock&Roll Circus”. Perché?
Siamo un grande gruppo e i nostri concerti hanno in sé commedia, dramma, azione, canzoni veloci e ad alto volume ma anche brani più lenti e tranquilli. Non è soltanto musica: è un viaggio, con cui attraversiamo tutto il mondo. In pratica, siamo una famiglia che fa dei concerti colorati e divertenti, proprio come un circo.
Reggae, dub, ska, latin, pop, balkan beats, polka: diversi generi confluiscono nella vostra musica. Com’è nata questa commistione?
Non abbiamo un leader, ma siamo come un’idra con otto teste: ognuno ha la sua mente e il diritto di scegliere cosa suonare. Abbracciamo la diversità e, viaggiando in tutto il mondo, abbiamo fatto nostre diverse influenze. Amiamo suonare quello che ci piace. E se troviamo del dubstep o della polka, lo prendiamo e lo portiamo in tour insieme a noi, per condividerlo poi in concerto. In questo modo la nostra musica prende forma e si sviluppa quasi da sola.
La vostra formazione è ricca di otto elementi, che nell’attività dal vivo esprime tutta la sua energia. Cosa rappresentano i concerti dal vivo per voi?
L’attività dal vivo è tutto. È il nostro elisir di vita che ci mantiene giovani. Durante il periodo di fermo dovuto al Covid ci è talmente mancato essere sul palco che abbiamo affittato uno spazio per scrivere e registrare canzoni per quando il Covid sarebbe finito. Quando finalmente ci è stato possibile suonare insieme in un locale per un pubblico (anche se in streaming), ho baciato il palco e ho capito che tutto sarebbe andato bene. È veramente bello essere di nuovo sul palco.
Jamaram vanta una carriera di 22 anni. Quali sono stati i cambiamenti in due decadi di musica?
In vent’anni abbiamo visto un via vai di grandi band. Le piattaforme di streaming sono state il maggiore fattore di svolta: attraverso queste piattaforme, in un istante la tua musica è accessibile in tutto mondo. Da un lato è una opportunità fantastica per un rapido successo, dall’altro è diventato più difficile mantenersi sulla breccia. La nostra formula personale è la continuità: registrare nuovi album con regolarità è un processo che permette di essere critici nei confronti della propria musica, e di migliorarsi.
Sin dal 2006 collaborate con Go Ahead! per diversi progetti in Africa. Ci racconti questa collaborazione?
Un giorno la nostra buona amica Carolin Bader ci ha consigliato durante un nostro concerto di provare a passare in giro un cappello per raccogliere donazioni a favore di Go Ahead!. In una sola serata abbiamo raccolto 100 €, e abbiamo capito che con una piccola azione avremmo potuto fare una grande differenza. Da quel giorno, durante ogni concerto abbiamo passato una scatola di latta per le donazioni a favore di Go Ahead!. Negli anni, attraverso le donazioni l’associazione ha potuto costruire una scuola, pagare gli insegnanti, fornire agli studenti uniformi e materiale scolastico, e persino lo scuolabus. Siamo orgogliosi e onorati di poter aiutare con un gesto così piccolo, e incoraggiamo altri gruppi a fare lo stesso. C’è sempre bisogno di aiuto, ovunque: trovate una organizzazione in cui credete, e donate!
Jamaram suona il 31.10 alle 21:30 allo Studio Foce.
Maggiori informazioni: foce.ch