Il colore non visto di Werner Bischof

Dal 12 febbraio al 2 luglio presso la sede LAC il MASI ospita “Werner Bischof, Unseen Colour”, esposizione di opere inedite del maestro del reportage e della fotografia del Novecento Werner Bischof.
14 Febbraio 2023
di Silvia Onorato
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Werner Bischof, "Studio", 1943 © Werner Bischof Magnum Photos
Werner Bischof, “Studio”, 1943 © Werner Bischof Magnum Photos

Conosciuto per i suoi reportage in bianco e nero realizzati in tutto il mondo, Werner Bischof (Zurigo, 1916 – Truijllo, Perù, 1954) è stato un artista della fotografia, capace di cogliere in scatti iconici la testimonianza della guerra e la rappresentazione dell’umanità. L’esposizione “Werner Bischof, Unseen Colour” attraverso circa 100 stampe digitali a colori da negativi originali dal 1939 agli anni ’50 restaurati per l’occasione esplora l’opera a colori del fotografo: un aspetto meno conosciuto del lavoro di Bischof, che pur colse le potenzialità del colore come mezzo espressivo, rendendolo parte fondamentale del suo processo creativo. Il progetto curato dal MASI Lugano e dal Werner Bischof Estate, in collaborazione con Fotostiftung Schweiz, Winthertur, si propone come un libero viaggio a colori attraverso i mondi visitati e vissuti da Bischof e copre tutto l’arco della sua carriera.
La presentazione delle opere segue un andamento ordinato in base alle tre macchine fotografiche utilizzate da Werner Bischof. La prima è una Devin Tri-Color Camera: usata dal fotografo svizzero fin dagli inizi della sua carriera, è una macchina ingombrante che garantiva una resa del colore di alta qualità. Nature morte, studi di luce, composizioni astratte e scatti di moda dei primi anni ’40 rivelano il Bischof attento e curioso sperimentatore dopo la formazione alla Kunstgewerbeschule di Zurigo con Hans Finsler, pioniere della “Neue Sachlichkeit” (Nuova Oggettività). L’afflato sperimentale viene però presto spento in Bischof dall’esperienza della Seconda guerra mondiale, quando sente l’urgenza di uscire dallo studio per fotografare la realtà; sono questi gli anni in cui inizia a documentare l’Europa postbellica per la prestigiosa rivista svizzera “Du”.

Werner Bischof, "Il Reichstag", 1946 © Werner Bischof Magnum Photos
Werner Bischof, “Il Reichstag”, 1946 © Werner Bischof Magnum Photos


Tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 Werner Bischof realizza lavori di medio formato con la Rolleiflex 6×6 – macchina che gli offriva le migliori possibilità di composizione e con cui si manifesta l’essenza artistica della sua fotografia a colori. Dalle fotografie che raccontano l’Europa più diversa – dalla Sardegna alla Polonia – fino alle testimonianze del lungo viaggio che nel 1951 lo porterà in Asia, il colore si fa qui veicolo di stati d’animo.  La piccola e agile Leica registra le fotografie realizzate tra il 1953 e il 1954, durante quello che Bischof aveva definito “il grande viaggio” attraverso il continente americano. Lo sguardo di Bischof coglie riflessi, dettagli, giochi di luce e colore nei frammenti delle architetture urbane; il calore dei luoghi e della gente dell’America Centrale risalta in scatti vivaci, dai forti contrasti cromatici. La Leica è la compagna ideale anche nel viaggio verso il Perù; qui Bischof rimane colpito dalla cultura Inca, dalle macchie di luce e colore sulle antiche mura e sulle architetture in rovina.
La vita di Bischof si interrompe bruscamente nel maggio 1954, in un tragico incidente sulle Ande, lasciando così aperto l’interrogativo sul ruolo che il colore avrebbe ancora potuto giocare nella sua opera.

“Werner Bischof, Unseen Colour” è dal 12.02 al 02.07 al MASI, LAC.
Maggiori informazioni: masi.ch

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