Il MASI dedica una esposizione a Ferdinand Hodler (Berna, 1853 – Ginevra, 1918) e Filippo Franzoni (Locarno, 1857 – Mendrisio 1911), artisti svizzeri diversi per origini sociali, carriere e fortune critiche, e tuttavia accomunati dall’essere grandi interpreti del paesaggio elvetico, delle sue luci mutevoli e delle sue atmosfere dall’alta carica simbolica. Da un lato Hodler, di estrazione popolare, completò l’apprendistato presso un vedutista; quindi, si formò a Ginevra nel solco della tradizione pittorica ginevrina, e divenne una figura influente nella storia dell’arte elvetica e nella rappresentazione del paesaggio, in particolare del Lago Lemano e delle Alpi svizzere. Dall’altro Franzoni, di estrazione borghese, si formò all’Accademia di Brera a Milano e frequentò la colonia del Monte Verità; il suo paesaggio era quello del Lago Maggiore e del locarnese; pur avendo goduto dell’apprezzamento dei coevi, attualmente rimane poco noto al di fuori della Svizzera italiana. A partire dal 1890 i percorsi professionali e umani dei due artisti si incrociarono: entrambi erano parte di giurie ed esposizioni di rilievo nazionale e internazionale, diventando protagonisti di un primo autentico scambio culturale tra le diverse regioni linguistiche del paese. La loro frequentazione culminò nel 1893, quando un soggiorno locarnese di Hodler diede l’occasione a Franzoni di mostrare al collega i suoi luoghi più cari.
L’esposizione, che si articola in cinque sale e conta ottanta dipinti realizzati tra il 1870 e il 1911, percorre le biografie dei due artisti suggerendo diversi punti di contatto. Il dialogo che si instaura tra i due è di soggetti, scorci, vedute, soluzioni formali e di costruzione del paesaggio. La natura è ingrandita e semplificata; l’artista vi cerca l’ordine geometrico, e lo trova in simmetrie e parallelismi, in specchiature tra acqua, terra e cielo.
L’esposizione presenta gli esordi, diversi, di Hodler e Franzoni: l’uno con le copie dei maestri paesaggisti ginevrini Alexandre Calme e Francois Diday, l’altro con scene di città e dell’ambiente lombardo. Vengono poi messi in dialogo i ritratti realizzati dai due artisti, in particolare il ritratto di una giovane convalescente di Hodler e il ritratto della madre di Franzoni, come pure i rispettivi autoritratti. Il paesaggio svizzero, fatto di acqua, di montagne, di alberi che congiungono terra e cielo, viene dipinto come un momento, una stagione della vita; è un paesaggio astratto dai particolari, simbolo universale del tempo, dello spazio, dell’eternità; ma anche un paesaggio vissuto, abitato, ricco d’affetto. Nella sala centrale “Il Lago Lemano visto da Chexbres” di Hodler e “Delta della Maggia” di Franzoni si guardano l’un l’altro; due quadri di grande formato, secondi posti ex aequo al decimo Concours Calame del 1895, importanti per entrambi gli artisti: con il suo dipinto Hodler diede avvio a una celebre serie di quadri a composizione ellittica, mentre l’opera di Franzoni gli valse il plauso della critica d’oltralpe e venne presentata in numerose esposizioni, tra cui l’Esposizione Universale di Parigi del 1900. La sala conclusiva tocca la matrice simbolista presente in entrambi i percorsi artistici, seppur in modo differente: se per Hodler vi è una declinazione monumentale di temi idealistici, per Franzoni la ricerca diviene cupa, introspettiva, segnata dalla malattia. Ultimo punto di contatto, il riflesso delle teorie di Rudolf von Laban sulla danza libera praticata al Monte Verità: una danza realizzata all’aperto, ritmata e spontanea, in un clima di intima comunione con la natura.
“Ferdinand Hodler – Filippo Franzoni. Un sodalizio artistico” è dal 13.04 al 10.08 alla sede LAC del MASI.
Inaugurazione il 12.04 alle 18.
Maggiori informazioni: masilugano.ch