Intervista a Kiki Skipi, artista

Chiara Pulselli, in arte Kiki Skipi, è un’artista classe 1988 residente a Bologna, Italia. L’ambientazione delle sue opere è prettamente fantastica, spesso con protagoniste donne senza volto al fine di far addentrare lo spettatore nel significato dell’opera stessa, tanto da trasformarlo in un racconto narrante la storia personale di ogni individuo. L’atmosfera inusuale unitamente alla gamma cromatica è ciò che rende l’estetica dell’artista una di osservazione della realtà e, spesso, di ritrovamento di sé stessi.
02 Novembre 2021
di Vittoria Venturini
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Kiki Skipi

Ciao Chiara. Innanzitutto ti ringrazio per esserti sottoposta all’intervista. Inizio con il chiederti da dove nasce questa passione e chi/cosa ti ha portato ad essere chi sei oggi.
Ricordo che ho cominciato a disegnare tantissimo già in tenera età. Poi, in realtà, ho sempre voluto intraprendere studi artistici anche se, alla fine, ho frequentato le magistrali. Dopo gli anni di liceo, però, sono tornata sui miei passi e ho iniziato a capire che era quello che volevo fare. Nell’Accademia delle Belle Arti di Sassari ho scoperto alcune persone che mi hanno portata a sperimentare di più con il muralismo e con la pittura su muro e da li, successivamente, è nato tutto!

Ti ritieni soddisfatta di tutto ciò che hai fatto fino a oggi?
Sì! Ovviamente ci sono delle cose che non mi piacciono o che, tornando indietro , avrei fatto in modo diverso. Comunque, a volte, gli errori aiutano a maturare e a crescere professionalmente.

Se potessi tornare indietro con il tempo, cosa cambieresti?
Niente!

Se io ti dico “disegno”, cosa ti viene in mente?
Il disegno per me è l’allenamento, tutto parte da lì: prendere carta, matita e iniziare a buttare giù le idee che ho in testa per finire a vederle su un foglio. Quello è il principio.

Kiki Skipi, illustrazione per il Festival di Street Art Pennelli Ribelli
Kiki Skipi, illustrazione per il Festival di Street Art Pennelli Ribelli


Perché nelle tue opere la donna, seppure senza volto, è sempre al centro?

Questa cosa non me l’aveva mai chiesta nessuno! In realtà perché tutto nasce da uno studio verso sé stessi e di conseguenza deriva dall’autoanalisi e dall’autoritratto.

In che modo la realtà che stiamo vivendo oggi influenza il tuo lavoro?
Sicuramente il periodo di lockdown mi ha fatto comprendere che in realtà l’arte è molto importante: mi sono ritrovata in casa a ricevere molte richieste come se l’arte avesse la soluzione. Per esempio, aiutare con delle opere d’arte, vendendole per devolvere il ricavato in beneficienza. Secondo me, quindi, bisognerebbe spingere di più questa disciplina, nonostante molti non la ritengano un lavoro a tutti gli effetti. Bisogna darle più valore.

Abbiamo visto che sei qui, a Lugano, per un’esibizione di Street Art: qual è la strada e/o stile che ritieni a te più affine in questo ambito?
Il figurativo, a cui sono molto legata.

Artista preferito?
Ne ho diversi, dal campo della fotografia a quello della pittura e dell’illustrazione. Non ce n’è uno in particolare! Tendo a prendere molto dal passato, cercando poi di trasformarlo su il mio pensiero in chiave contemporanea. Sono come una spugna, attingo un po’ da tutte le parti!

Una battuta finale per i nostri visitatori online?
Visitate Lugano e appoggiate l’arte!

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