“Far In” di Helado Negro (2021)
Roberto Carlos Lange, in arte Helado Negro, nel 2019 ci ha portato un capolavoro, “This Is How You Smile”, che sembrava già un punto molto alto della sua carriera, in cui ogni trama era profondamente curata e scintillante, un bellissimo folk latino con ritratti d’infanzia e nostalgie languide su una base “synth”etica. Poi ci sono momenti in cui sono chiesti (o ti chiedi) dei passi, tendenzialmente in avanti, e forse anche il suo spostamento da Brooklyn alla North Carolina ha un peso in tutto questo, o forse è il primo di quei passi che poi si riflettono sul passo artistico presente in “Far In”.
“Meriggiare Pallido e Assorto” direbbe Montale a un primo ascolto, e così si ha proprio l’impressione di trovarsi, seduti all’aperto, con gli occhi socchiusi per la troppa luce e la pienezza annoiata di un caldo pomeriggio estivo. Ferma e pastosa è l’estetica di questo disco, molto uniforme, quasi confortante. Momenti delicati, più del solito, più di quelli ai quali ci aveva abituati, intermezzi di fiati morbidi, sensuali e annoiati, Lange sembra proprio più sereno, rilassato, in queste tracce, ma magari sarà per via di quel Jason Trammell che rende tutto così semplice nella sezione ritmica, accompagnamenti discreti che ti tengono avvinto senza mai essere però troppo invadenti, con quell’hi-hat chiusissimo e lo snare così splendidamente secco e muto per però portarti al momento giusto a un dancing così smooth da far girare la testa, quasi “rubbing dance”, una presenza insistente e discreta assieme. Un bellissimo “shuffle-sofa”, roba da salotto, quasi privée. Un disco intimamente magnetico, fino al trascinante “Outside the Outside”. Ma l’anima latina c’è sempre, e allora ecco la chitarra classica arpeggiata con gli archi sullo sfondo e delle domande sulla propria vita: “Dimmelo ora, vita sfocata, qual è il nostro grande errore? Strano inferno, seduto qui, respirando, sapendo che è troppo tardi. E per tutto il tempo, bacio beato, staremo bene. E per tutto il tempo, la vecchia polvere forma la nostra forma attraverso il tempo.”
Ma il vero filo conduttore in questo disco è decisamente l’amore, amore per la madre e il rammarico per averla chiamata poche volte, amore per certi luoghi e certe persone, ma anche per gli anni 80, un amore che emerge lungo il dipanarsi delle tracce con il deserto che circonda Marfa, Texas, sullo sfondo, e quello che il vivere in un deserto (qui ha trascorso tre mesi in isolamento con la moglie durante il primo lockdown pandemico) comporta.
Ascolta “There Must Be a Song Like You”
Buon ascolto
Meriggiare pallido e assorto – Suggestioni discografiche
Un appuntamento per scoprire nuova musica: una selezione di album a cura di Filippo Corbella, direttore artistico della Divisione eventi e congressi.
10 Marzo 2022
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di Filippo Corbella
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