Il 26 novembre il palco del Teatro Foce ospita “Eclissi teatrale – il teatro di figura tra sogno e realtà”, un evento realizzato con il sostegno di Percento Culturale Migros Ticino: due performance di teatro di figura ideate e realizzate da Marzia Pellegrini e Riccardo Trovato, diplomati presso la Scuola Teatro Arsenale di Milano basata sull’insegnamento dell’attore teatrale, mimo e pedagogo francese Jacques Lecoq. Lo spettacolo pomeridiano è intitolato “Anche il lupo ha paura”: dedicato ai più piccoli e scritto interamente in rima, lo spettacolo ha come protagonisti un lupo e una bambina, a partire dai quali viene sviluppata una riflessione sulla paura. Lo spettacolo serale, destinato a un pubblico adulto, pone invece l’attenzione su quello che accomuna due fasi dell’età apparentemente lontane: infanzia e terza età. Due spettacoli che hanno ricevuto diversi riconoscimenti: “Anche il lupo ha paura” è stato selezionato nel concorso Call Giovani Talenti Under 35 – Festival Sirmione in scena 2022 organizzato dal Centro Teatrale Corniani di Mantova (IT), mentre “Un’altra notte” ha vinto il bando di ricerca artistica 2021 presso la Fondazione Claudia Lombardi per il teatro di Càsoro (CH), il Premio miglior Animazione e Figura ConTATTItere 2021 presso il Festival Latino di Teatro di Figura ConTATTItere di Roma (IT), e il bando di ricerca teatrale presso Karakorum Teatro – Spazio Yak di Varese (IT), oltre a essere stato selezionato nel concorso Call Giovani Talenti Under 35 – Festival Sirmione in scena 2021.
Due spettacoli nella stessa giornata, chiamata “Eclissi teatrale – il teatro di figura tra gioco e realtà”. Perché “Eclissi teatrale”? Perché questi due spettacoli?
MP: I due spettacoli sono entrambi di figura e condividono lo stesso stile. Abbiamo scelto di portarli in scena insieme intitolando la giornata “Eclissi teatrale” perché accomunati dal tema del doppio, dell’opposto, del dualismo. In scena infatti siamo sempre in quattro: due attori e due marionette. I temi inoltre sono sempre “doppi”: lupo e bambina da una parte, infanzia e anzianità dall’altra, ma anche sogno e realtà, paura e coraggio, vita e morte.
Quali marionette utilizzate? Quali sono le loro particolarità?
MP: Sono marionette corporee, a grandezza umana e iperrealistiche, che cercano di riprodurre le sembianze umane. Sono marionette che costruisco io: la testa è realizzata in resina termoplastica, mentre il corpo è in gommapiuma. Riccardo e io le indossiamo, prestando alla marionetta le nostre gambe e un braccio, mentre l’altro è in gommapiuma.
RT: Siamo dietro le marionette, sempre presenti sulla scena. Anche se vestiti di nero, mostriamo volutamente la nostra relazione e interazione con la marionetta.
Il primo spettacolo è “Anche il lupo ha paura”, una storia pensata per i bambini dai 4 ai 10 anni che vede protagonisti un lupo e una bambina. Come è nato lo spettacolo?
RT: Marzia e io lavoriamo con bambini, seppur in ambiti diversi: io gestisco corsi teatrali per bambini, mentre Marzia lavora a scuola. Lo spettacolo dunque è nato da una domanda: di cosa hanno paura i bambini? Siamo quindi arrivati al lupo, figura ricorrente nelle favole antiche che è rimasta attuale.
MP: Un tempo incontrare un lupo mentre si è soli in un bosco era un motivo reale di paura; sorprende constatare che anche se oggi ci sono meno occasioni di incontrarlo, il lupo fa ancora paura, il lupo rappresenta la paura. Abbiamo quindi scelto di ribaltare questa paura, chiedendoci: di cosa può avere paura il lupo? Se un lupo leggesse le storie che raccontiamo ai bambini, avrebbe sicuramente paura dei bambini: dietro i bambini ci sono i cacciatori, e spesso i lupi fanno una brutta fine.
RT: Nel nostro spettacolo il lupo conosce un lieto fine. Mostriamo infatti che la soluzione sia per la bambina che per il lupo è convivere con la paura, non metterla da parte ma trovare il coraggio di affrontarla.
MP: Grazie alla paura sia la bambina che il lupo scoprono l’uno il mondo dell’altro. Grazie alla paura si arriva a scoprire cose nuove, essere più coraggiosi, vedere il mondo in un modo diverso.
Lo spettacolo è scritto e recitato in poesia. Perché questa scelta?
MP: Abbiamo scelto, sperimentando, di scrivere il testo interamente in rima: la poesia infatti conferisce un ritmo e una musicalità che ben si presta a un testo per bambini, e che ben si allinea a uno spettacolo dal ritmo insolito, all’inizio lento e che progressivamente vede sogno e realtà rincorrersi. Punto di partenza per questa scelta è stata anche la filastrocca contro la paura, tutta in rima, che insegniamo ai bambini all’inizio dello spettacolo e che chiediamo di recitare insieme durante la performance. Oltre alla filastrocca, diamo a tutti i bambini un campanellino da suonare insieme.
RT: La filastrocca dà una cadenza, è qualcosa che torna più volte; e i bambini sono chiamati a partecipare attivamente alla performance. Filastrocca e campanellino sono qualcosa che rimane loro come amuleto, come aiuto per affrontare la paura.
Il secondo spettacolo, intitolato un “Un’altra notte”, accosta l’infanzia e la terza età. Qual è la riflessione che viene proposta su queste fasi della vita?
MP: Infanzia e terza età sono due momenti della vita apparentemente opposti: sono l’inizio e la fine, i due margini della vita. Riflettendoci però abbiamo ritrovato tante cose in comune, soffermandoci in particolar modo sull’anzianità, che abbiamo interpretato come la fase in cui una persona non più solo adulta può permettersi di ritornare un po’ bambina. Spesso infatti da anziani si ricomincia a scherzare, giocare, senza più gli impegni tipici degli adulti come la necessità di essere sempre lucidi, logici. Si diventa nonni e si torna a giocare, ritrovando anche quel bambino interiore che si è sempre stati e che spesso dimentichiamo. Un’altra riflessione presente è quella sulla morte: non sappiamo cosa succede prima della morte, quali sono gli ultimi pensieri che si fanno. Abbiamo quindi immaginato una persona anziana che, poco prima di morire, desideri incontrare solo una persona con cui fare i conti prima di essere giudicata da chicchessia: se stessa da bambina, giocare insieme e ritrovare la propria serenità.
RT: Abbiamo pensato che i due spettacoli possano quindi parlare al bambino interiore dentro ognuno di noi: “Un’altra notte” lo desta, “Anche il lupo ha paura” lo fa vivere insieme ai bambini spettatori.
Questo spettacolo ospita anche la musica attraverso il basso elettrico. Che ruolo ha?
RT: Il suono del basso è parte della scena, con uno suo spazio dedicato: il suono del basso sostiene, sottolinea e fa partire le azioni delle marionette. Non è quindi un sottofondo o una colonna sonora di accompagnamento.
MP: Nella musica spesso il basso non si sente, ma ci si accorge subito se manca. Nel nostro caso è un protagonista che con le sue vibrazioni particolari rientra bene nel contesto sognante, magico, anche inquietante dello spettacolo.
RT: La profondità del basso crea la melodia adatta alla situazione emotiva in cui caliamo lo spettatore.
“Anche il lupo ha paura” e “Un’altra notte” andranno in scena sabato 26.11 al Teatro Foce, rispettivamente alle 17:30 e alle 21:00. È disponibile un biglietto unico per entrambe le performance.
Maggiori informazioni: foce.ch