“Scegliere di essere vivi e di essere salvati” – Intervista a Romeo Gasparini

In occasione dell'ottantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento, il giovane regista e drammaturgo Romeo Gasparini prende spunto da un'inedita corrispondenza tra la Senatrice italiana Liliana Segre e lo scrittore Primo Levi, portando in scena attuali dubbi sul ruolo dei giovani in un mondo tutto da ricostruire. Incontriamo Romeo Gasparini in occasione della messa in scena dello spettacolo “Il Grande Nulla” al Teatro FOCE il 28 e il 29 gennaio.
24 Gennaio 2025
di Silvia Onorato
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“Il Grande Nulla” è il secondo progetto teatrale dell’Associazione Studio Mira. Come è nato?
Nel primo progetto, “Effimero”, avevamo rivisitato la sempre attuale fiaba de “Il Piccolo Principe”, mentre con “Il Grande Nulla” abbiamo deciso affacciarci di più sul panorama contemporaneo, scegliendo un progetto sia scenico che culturale. Mi era giunta voce che nel 2025 non vi sarebbero state nuove produzioni teatrali in Ticino in occasione della Giornata della Memoria, quindi ho iniziato a fare ricerca partendo da una importante figura che avevo già conosciuto da studente, ossia Liliana Segre. 

Punto di inizio del progetto è uno scambio epistolare tra Liliana Segre e Primo Levi. Cosa hai scoperto?
Durante la fase di ricerca, mi è capitato di partecipare ad una proiezione del documentario “Arzo 1943”, realizzato Ruben Rossello col supporto di RSI, a cui era presente anche Alberto Belli Paci, figlio della Senatrice. Il documentario sulla madre, ma soprattutto l’incontro con il signor Belli Paci mai hanno permesso di mettere maggiormente a fuoco i temi che volevo affrontare e si è sigillato lì il mio desiderio di scegliere Liliana come protagonista. Nella seguente consultazione di vari volumi e numerosissime interviste, mi sono poi imbattuto in alcune righe:

scrissi anche a Primo Levi”,

Il giovane liceale che in me ancora scalpita si è subito incuriosito. Ho dunque scoperto che nei meandri della storia erano andate perdute due preziosissime lettere che Liliana Segre scrisse al chimico scrittore, e per di più in due occasioni molto particolari: la prima fu nel 1959, in occasione della pubblicazione di “Se questo è un uomo”, e la seconda nel 1986, in seguito alla pubblicazione di “Sommersi e salvati”. In entrambi gli scambi, era chiaro che, al di fuori del contenuto delle lettere, Segre si rivolgeva a Levi in quanto punto di riferimento per tanti sopravvissuti ai lager nazisti, poiché solo lui aveva prodotto con eloquenza le immagini di ciò che per quasi tutti i sopravvissuti era irraccontabile. Levi era il “poeta della nostra offesa” e in entrambe le occasioni lei fu molto garbata e innocente, ma lui si rivelò per contro molto scontroso. Nella prima lettera del 1959, Segre domandava a Levi se l’Alberto che lo scrittore menzionava in “Se questo è un uomo” fosse suo padre, mentre nella seconda del 1986 scrisse il proprio disaccordo rispetto alla tesi contenuta in “Sommersi e salvati” riguardo l’impossibilità di risvegliarsi dall’incubo dei lager anche da uomini liberi. Levi sosteneva che un autentico ritorno alla vita dopo la prigionia nei campi di sterminio nazisti non fosse possibile; che non vi fossero salvati, ma solo sommersi. Il punto di inizio del progetto è stato accostare e confrontare i testi di Segre e di Levi, scoprendovi da una parte una storia di speranza, dall’altra una di completa disperazione.

"Il Grande Nulla", Compagnia Studio Mira
“Il Grande Nulla”, Compagnia Studio Mira


Il ritorno a casa, alla “vita di prima”, dopo la prigionia nei campi di sterminio nazisti viene vissuto da Segre e Levi in modo diverso.
Sebbene abbiano preso a distanza di poche settimane lo stesso treno verso l’Italia, le circostanze della loro liberazione non potevano essere più altere: Levi venne liberato nel campo di concentramento di Auschwitz a gennaio (il 27 appunto), e fu solo per via della cattiva gestione dei profughi per mano dei russi che il rientro in Italia fu molto ritardato, ma Liliana Segre venne liberata a Ravensbrück nel maggio, dopo aver affrontato la marcia della morte (600 km e quattro mesi di cammino tra gennaio e fine aprile). Levi raccontò del proprio viaggio di ritorno a casa ne “La tregua”, libro curiosamente speranzoso, quasi ilare in certi tratti, che però si chiude con una nota molto amara: una volta ritornato a casa, Levi confessa che è sempre rimasto in lui il sospetto che la vita nuova sia solo un sogno, una chimera, un’illusione che sarebbe scoppiata come una bollicina, e dal cui risveglio si sarebbe riscoperto ancora nel lager. Fu proprio nell’approccio al sogno che ho scoperto la differenza sostanziale tra i due testimoni: Liliana non ha mai più sognato il lager, bensì di sentir bussare alla propria porta e ritrovare il padre Alberto. Il sogno della speranza è sempre più longevo e più fondamentale alla vita, che il sogno della disperazione. Questo è il motore de “Il Grande Nulla”: si mettono in conversazione le due prospettive con la metafora del sogno e ripercorrendo il viaggio di ritorno a casa di Liliana. In questo spettacolo sia lei che noi cerchiamo di ritrovare la forza in sé stessi necessaria per non cedere a un tracollo pessimista, rinnovando la scelta di essere vivi e di essere salvati attraverso la memoria.

"Il Grande Nulla", Compagnia Studio Mira
“Il Grande Nulla”, Compagnia Studio Mira



Lo spettacolo riprende la metafora del sogno anche strutturalmente. Come?
Inizialmente doveva essere un lavoro quasi documentaristico sulle tappe del viaggio di Liliana per tornare a casa a Milano, con la licenza poetica di un incontro con Primo Levi sul treno di ritorno. Ho deciso però successivamente di ripercorrere alcuni episodi della vita di Liliana, tante piccole fotografie dall’uscita del lager al campo rifugiati americano, alla via del ritorno; con ogni scena scandita dal bussare alla porta del sogno. Abbiamo preso forte ispirazione dall’immaginario de “I sommersi e salvati”, collocando i protagonisti in uno spazio onirico in fondo al mare, su un’isola costantemente minacciata dai flutti; una lotta tra lo spazio terreno che vuole esistere e un’onda che cerca di sommergerli.

Qual è l’obiettivo del progetto?
Durante la presentazione del documentario “Liliana” di Ruggero Gabbai allo scorso Festival del Cinema di Roma, Liliana Segre ha commentato che la donna felice ritratta nella locandina del film non esiste più: la felicità che aveva riconquistato dopo gli orrori della guerra non è valsa apparentemente a niente; il ritorno della guerra in Europa e il riacutizzarsi del conflitto israelo-palestinese le hanno fatto perdere la speranza. Attraverso le parole di Liliana stessa, io medesimo ma tutti i miei coetanei dell’associazione, vogliamo rinnovare questa speranza. Stringe il cuore sentir la Senatrice parlar così, ma ciò non fa altro che confermare che, ora che i testimoni stanno sparendo, sta a noi portare avanti la fiaccola della memoria. Il nostro è uno spettacolo fatto da ragazzi sotto i 30 anni, ed anche se in un mondo che non sembra essere granché votato a nostro favore; è bello immaginare di poter parlare con Liliana e dirle “non ti preoccupare, non sarà invano”. 

"Il Grande Nulla", Compagnia Studio Mira
“Il Grande Nulla”, Compagnia Studio Mira


Con questo progetto la Compagnia Studio Mira ha raggiunto degli importanti traguardi rispetto a un semplice spettacolo teatrale.
“Il Grande Nulla” è ancora una produzione indipendente under30, ma grazie al supporto della città di Lugano, del fondo SWISSLOSS e con l’ingresso della stagione LAC di Carmelo Rifici, abbiamo quintuplicato il budget rispetto ad “Effimero”. Nel mondo dello spettacolo è improntante sia detto che le soddisfazioni non vengono solo col lavoro di palcoscenico, ma anche quello dietro le quinte. Poter assumere in maniera totalmente regolare, rispettando il salario minimo e tutte le leggi in vigore oltre che gli oneri sociali, assicurativi e doganali non è scontato per una realtà del nostro tipo.  Vogliamo continuare in questa direzione sia per spegnere il falso mito dell’inaffidabilità dei giovani, che per abbattere la tendenza teatrale di agire in maniera “piratesca”.
Infine, data la portata culturale del progetto non posso non menzionare lo splendido riscontro da parte del Liceo di Locarno e della CPC, cui ho presentato con una conferenza agli studenti del secondo anno lo spettacolo che verranno a vedere in massa in due anteprime Alma teatro Paravento di Locarno. È stato entusiasmante riempire le sale di ragazzi e riscontrare il loro interesse nei confronti di temi così importanti.

“Il Grande Nulla” è il 28 e il 29.01 al Teatro FOCE.
Maggiori informazioni:
luganolac.ch e studiomira.ch

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