Storie di ingiustizia e di lotta all’8° Film Festival Diritti Umani Lugano

Il Film Festival Diritti Umani Lugano torna in città con una ricca edizione che rinnova la riflessione sulla violazione dei diritti fondamentali nelle sue diverse forme. Le due storiche sedi del Cinema Corso e del Cinema Iride, affiancate dal nuovo campus dell’USI, ospitano tra il 13 e il 17 ottobre 29 proiezioni di film di qualità in presenza e via streaming, forum di approfondimento, dibattiti con ospiti internazionali, oltre alla consegna del premio Diritti Umani per l’Autore al regista Alexander Nanau.
07 Ottobre 2021
di Silvia Onorato
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Fighter
“Fighter” (2020), Jéro Yun

Il Festival, giunto alla sua 8° edizione, rinnova la sua missione di denunciare le violazioni dei diritti umani e di sensibilizzare ai valori di uguaglianza e giustizia attraverso il cinema contemporaneo. Una missione ancor più necessaria in un periodo storico contraddistinto da incertezze e minacce globali. Come spiega il Presidente del Festival, Roberto Pomari, la rassegna si propone ancora una volta di “denunciare, allarmare e discutere”: richiamare l’attenzione su questioni fondamentali per promuovere in tutti una “nuova cultura della consapevolezza” in contrapposizione a pessimismo, indifferenza e rassegnazione. Come per le edizioni precedenti, anche quest’anno punto di partenza per la scelta tematica dei titoli è una storia d’impatto: la vicenda di Oleg Sentsov, regista ucraino ingiustamente incarcerato dal governo russo in Siberia con l’accusa di pianificazione di atti terroristici. Durante la reclusione di 5 anni, terminata nel 2019, Sentsov scrive e dirige un film a distanza, “Numbers”, opera che verrà proiettata alla presenza del regista: una riflessione sul rapporto tra uomo e potere, che si sviluppa come filo rosso in tutti i titoli presenti nella rassegna.

Numbers
“Numbers” (2019), Oleg Sentsov

Tanti i temi, gli approfondimenti, le discussioni con ospiti e registi. Si parla di libertà di espressione nel film “Collective” (2019) di Alexander Nanau, candidato ai premi Oscar 2021, ospite di un approfondimento in cui verrà insignito del premio Diritti Umani per l’Autore (15.10, 20:45, Cinema Corso, segue approfondimento “Il coraggio del giornalismo indipendente nell’era della corruzione”), presente anche alla proiezione del film “Toto and his sisters” (2014), (16.10, 16:00, Cinema Iride, segue approfondimento “Sogno e speranza: come sfuggire a una vita di miseria?”). Il già citato “Numbers” (2019) di Oleg Sentsov, mostra una società distopica in cui la privazione della libertà è simile alla condizione di prigioniero incarcerato ingiustamente (14.10, 20:45, Cinema Corso, segue approfondimento “La spersonalizzazione dell’anima, tra finzione e realtà”, incontro con il regista). In “Taming the Garden” (2021) la regista georgiana Salomè Jashi illustra con delicatezza lo sradicamento imposto a molti dall’insensatezza di pochi in posizione di potere (16.10, 14:15, Cinema Corso, segue approfondimento “Sradicare la storia: quando la follia dell’uomo plasma la natura”, incontro con la regista.). Di distruzione dell’ambiente e promesse di prosperità economica parla “Holy Highway” (2021) di Gianluca Monnier e Andrée Julikà Tavares, in cui la costruzione di una nuova autostrada a Goa viene letta attraverso gli occhi degli abitanti locali (14.10, 18:45, Cinema Iride, segue approfondimento “Proteggere l’ambiente o assecondare il progresso?”, incontro con i registi).

Taming The Garden
“Taming The Garden” (2021), Salomè Jashi

Non solo storie di denuncia, ma anche di reazione davanti alle violazioni dei diritti umani. La liberazione dell’attuale Panchen Lama, seconda carica del Buddhismo tibetano, rapito dal governo cinese nel 1995 poco dopo la sua investitura a 6 anni e di cui non si hanno notizie da vent’anni, è al centro di “Light a Candle” (2019), di Tenzin Kalden (17.10, 11:00, segue approfondimento “Contro la repressione, per la libertà di un popolo”). Il ricordo della Guerra dei Sei Giorni tra Uganda e Rwanda del 2020 viene raccontato nel documentario “Downstream to Kinshasa” (2020) di Dieudo Hamadi (13.10, 17:30, Cinema Corso, segue approfondimento). “Midnight Traveler” (2019) di Hasan Fazili restituisce la drammatica esperienza di una intera famiglia in fuga dall’Afghanistan, documentata attraverso gli smartphone (13.10, 18:00, USI, segue approfondimento). “Das Neue Evangelium” (2020) di Milo Rau, miglior documentario svizzero 2021, l’attivista politico camerunense Yvan Sagnet è protagonista di una storia di ispirazione biblica ambientata in Basilicata, tra un campo profughi e la Matera del “Vangelo secondo Matteo” di Pasolini (15.10, 17:30, Cinema Corso). “Fighter” (2020) di Jéro Yun porta sullo schermo la storia di integrazione di una rifugiata nordcoreana in Corea del Sud attraverso il pugilato (13.10, 20:45, Cinema Corso, film di apertura del festival e prima svizzera). Altra prima svizzera, “Santiago Rising” (2021) di Nick MacWilliam, che dà voce alle proteste contro le disuguaglianze economiche in atto in Cile tra il 2019 e il 2020, e il raggiungimento di una nuova costituzione (14.10, 17:30, Cinema Corso, segue approfondimento “Un risveglio collettivo all’insegna della dignità”). “The Cave” (2019) del regista siriano Feras Fayyad, documentario candidato ai premi Oscar 20120, testimonia il lavoro della pediatra Amani Ballour in un ospedale improvvisato e sotterraneo nelle prossimità di Damasco (16.10, 20:45, Cinema Corso, segue approfondimento “L’atrocità della guerra, la forza di chi aiuta le vittime”, incontro con il regista). Dilemmi morali legati a contesti di guerra vengono mostrati in “Quo vadis, Aida?” (2020) di Jasmila Žbanić, candidato ai premi Oscar 2021: le tumultuose vicende di Srebrenica sono raccontate dalla prospettiva di una interprete collaboratrice dell’ONU, a contatto con informazioni riservate che hanno ripercussioni sulla sua famiglia e sul suo popolo (17.10, 17:30, Cinema Corso, segue approfondimento “Srebrenica: abbandono e vergogna, uno sguardo indietro a un dilemma umanitario”).

Quo vadis, Aida?
“Quo vadis, Aida?” (2020), Jasmila Žbanić

L’edizione 2021 si arricchisce anche di un focus di approfondimento interamente dedicato ai diritti e alla tecnologia, curato dalla giornalista Chiara Fanetti. 4 film e dibattiti su intelligenza artificiale, algoritmi e discriminazioni: “Green Bank Pastoral” (2020) di Federico Urdaneta (14.10, 15:45, Cinema Iride, segue approfondimento “La presenza della tecnologia: impatto su luoghi, abitazioni e qualità di vita”), “Coded Bias” (2020) di Shalini Kantayya (16.10, disponibile su festivaldirittiumani.stream), e i due corti “Recoding Art” e “Le Nouveaux Dieux” (15.10, 18:45, Cinema Iride).
Permane da parte del Festival l’impegno e l’attenzione nei confronti delle giovani generazioni: numerose le proiezioni scolastiche, quest’anno a porte chiuse in ottemperanza alle misure anti Covid, che verranno riproposte al cinema o verranno rese disponibili via streaming. Alle consolidate collaborazioni con istituzioni (Confederazione, Cantone Ticino e Città di Lugano) e ONG (Amnesty International, Medici senza frontiere), il network nazionale dei Film Festival e Forum sui Diritti Umani (Ginevra e Zurigo) e il Festival dei Diritti Umani di Milano, si aggiungono con questa edizione quelle con Castellinaria, l’USI e il DFAE.

Il Film Festival Diritti Umani Lugano è dal 13 al 17 ottobre 2021 al Cinema Corso, Cinema Iride e Campus Est USI. Alcune proiezioni disponibili su festivaldirittiumani.stream.
Maggiori informazioni su festivaldirittiumani.ch

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