“Tutto è nato in modo naturale” – Intervista a Garbo

Garbo (IT, 1958) celebra i quarant'anni del leggendario album "A Berlino... va bene", il primo disco di New Wave italiana. Pubblicato il 21 settembre 1981, "A Berlino... va bene" è un ponte tra la città tedesca, centro di riferimento della musica d'avanguardia, e una Milano di inizio anni '80 percorsa dal fermento musicale.
22 Marzo 2022
di Silvia Onorato
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Garbo Live RSI © Laureta Daulte
Garbo Live RSI © Laureta Daulte

Lo stesso giorno di quarant’anni fa, infatti, viene pubblicato “La voce del padrone” di Franco Battiato, Maestro per il quale Garbo apre i concerti promozionali. L’album è riconosciuto da Rolling Stone al numero 55 dei dischi italiani più belli di sempre, oltre a figurare tra i dieci album fondamentali del genere New Wave. Nel 1981-2021 Tour Garbo ripropone le tracce dell’album in una inedita chiave elettronica, accompagnato sul palco da Eugene, eclettico performer e produttore riconosciuto a livello internazionale, oltre ad aneddoti e canzoni del suo vasto repertorio.

Partiamo dall’anniversario. Dal 1981 al 2021, dai dischi allo streaming: cosa sono quarant’anni nel mondo della musica?
Una totale rivoluzione. Non solo il passaggio da un secolo all’altro, ma anche da un millennio all’altro. Una repentina evoluzione tecnologica e mediatica. Il digitale e internet hanno sempre più “volatilizzato” la musica e la sua diffusione. Mi chiedo cosa può rimanere nel tempo e nella storia di ciò che artisticamente viene creato e prodotto oggi.

È stato tra i primi a portare la New Wave nella sua città, Milano, e in Italia. Che città era Milano negli anni ’80 dal punto di vista musicale?
Milano in quegli anni era una città in pieno fermento, dinamica e creativa. Per chi aveva del talento e coraggio c’era spazio e possibilità di sperimentare, di allargare orizzonti e (molto importante) proporre realisticamente nuove direzioni.

Qual è stata la genesi dell’album?
Tutto è nato in modo naturale. Ero un ragazzo che amava scrivere in musica e desiderava comunicare attraverso essa. Quando inciampai nella discografica, non feci altro che raccogliere ed organizzare ciò che già stavo scrivendo, così è nato concettualmente il mio primo album “A Berlino va bene”.

Tanti artisti hanno preso in esame Berlino: oltre a lei, Franco Battiato, Giovanni Lindo Ferretti, Cesare Basile. Cosa c’era di speciale a Berlino?
Berlino era una città simbolo nel nostro mondo occidentale. La città di confine in assoluto. Il confine tra due culture opposte. Inquieta e decadente, creativamente agitata e complessa. Queste caratteristiche la rendevano assolutamente affascinante e attraente. Sicuramente stimolante per la creatività.

Garbo & Eugene © Stargazers
Garbo & Eugene © Stargazers inc

Qual è la “Berlino” di oggi?
L’ho trovata e vista tanto globalizzata da apparire come una normale metropoli europea, probabilmente ancora molto dinamica, ma quelle caratteristiche che ho citato prima sembrano lontanissime nel tempo e nello spazio.

Se si parla della New Wave italiana si pensa a Milano, ma anche a Firenze. Ci racconta com’era la scena in quegli anni, tra le due città? 
In realtà mi sentivo un cane sciolto. Mi muovevo artisticamente solitario e non avevo rapporti con altre realtà creative, ma sicuramente, un po’ ovunque, spiravano venti di cambiamento. Da lì a poco venni a sapere che, per esempio, anche a Firenze, qualcuno stava emergendo con musica dal respiro “altro”. Ma questo stava accadendo anche nel Triveneto o in Sicilia.

Il 21 settembre 1981 uscivano sia il suo album sia “La voce del padrone” di Franco Battiato. Come ricorda il Maestro?
È un ricordo fondamentale e sempre vivo. Accompagnai Franco in tour per tutta quella magnifica estate aprendo i suoi concerti (ne realizzammo circa 60). Fui letteralmente battezzato da Battiato perché iniziai i miei live proprio così. Poi, il primo giorno d’autunno uscirono i nostri rispettivi album.

Com’è nata la collaborazione con Eugene, che l’accompagna sul palco in questo tour?
Io e Eugene ci conosciamo da tanti anni (più o meno 15) e nel frattempo abbiamo avuto modo di collaborare più volte discograficamente. È stato un passo naturale quello di unire le rispettive arti e portarle su di un palcoscenico. Credo godiamo di buona stima reciproca.

Infine, nella canzone “Futuro” lei canta “Viviamo un po’ / Questo tempo futuro”. Oggi viviamo in quello che nel 1981 era il futuro: come va, secondo lei?
Nel bene e nel male era ciò che vagamente immaginavo. Sicuramente una evoluzione tecnologica impressionante. Passi importanti nelle scienze tutte, ma anche ciò che era previsto: l’era del Grande Fratello… e di questo pianeta sempre più fragile… come lo siamo tutti noi.

Garbo è in concerto allo Studio Foce a Lugano il 02.04 alle 21:30.
Maggiori informazioni su foce.ch

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