“Una visione contemporanea del nostro territorio” – Intervista a Tom Alemanno e Luca Crivelli

“Pancia mia fatti capanna” è un libro dedicato alla cultura a chilometro ticinese. Uscito nel novembre 2022, verrà presentato dai suoi ideatori Tom Alemanno e Luca Crivelli il 19 aprile allo Studio Foce nel contesto di Agorateca Incontri.
11 Aprile 2023
di Silvia Onorato
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Tom Alemanno, Luca Crivelli © unforgettableworld.com
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“Pancia mia fatti capanna” è un libro itinerante dedicato a tradizioni e luoghi della Svizzera italiana. Una visione contemporanea del territorio da Chiasso a Airolo, dal Locarnese a San Bernardino. Il libro, nato da una idea di Tom Alemanno e Luca Crivelli, è un invito a scoprire o riscoprire la bellezza della regione, cogliendola da più punti di vista. Il libro infatti contiene storie di personaggi, luoghi, prodotti e piccole aziende, come anche ricette tradizionali – onnivore, vegetariane e vegane – e racconti di capanne. In attesa della presentazione del libro allo Studio Foce il 19 aprile, incontriamo Tom Alemanno e Luca Crivelli per qualche anticipazione.

Un titolo intrigante per un progetto altrettanto intrigante. Come è venuto alla luce “Pancia mia fatti capanna”?
Il progetto è nato ancor prima dello stop mondiale della pandemia. Luca e io lavoriamo nel mondo della comunicazione in varie realtà del territorio: abbiamo a che fare ogni giorno con produttori locali e raccontiamo le loro storie attraverso immagini e video. Confrontandoci, ci siamo resi conto che spesso chi vive nella Svizzera italiana non apprezza le bellezze che abbiamo. Ci siamo quindi chiesti: perché non provare a mettere insieme una raccolta di storie da far conoscere alle persone sia locali che abitano nella regione, sia turisti che vengono in visita? C’è stata la pandemia di mezzo e l’idea è rimasta “a fermentare”. Non appena è stato possibile muoversi, nel 2022 siamo andati sul campo intraprendendo un vero e proprio viaggio per raccogliere le storie. “Pancia mia fatti capanna” è un detto popolare che significa “riempi la pancia, mangia, assapora quello che c’è da mangiare”; noi lo abbiamo interpretato come “nutriti del territorio, vai alla scoperta di quello che hai attorno e fallo diventare tuo, approfitta del bello che hai attorno”.

© unforgettableworld.com
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Per comporre il libro avete compiuto un viaggio attraverso il territorio. Cosa vi ha guidato?
Le basi sono state le storie che conoscevamo; poi è stato un viaggio anche per noi, dove strada facendo abbiamo scoperto tante nuove storie e realtà che non conoscevamo. Andando a visitare persone, loro stesse ci davano suggerimenti su dove andare e chi incontrare – in questo modo, sono emerse realtà che non conoscevamo. È stato un lavoro in divenire. Ci siamo presi il tempo per passare alcune ore assieme alle persone, per conoscerle, conoscere dove lavorano, dove abitano. Il risultato è un lavoro a metà fotografico, a metà con testi che accompagnano le storie – un insieme di narrazione e descrizione.

Il libro è in tutti i sensi “a chilometro ticinese”. Come?
Il volume è interamente frutto della terra locale, sia per il contenuto sia per la squadra di lavoro che ci ha lavorato. Da un lato, il contenuto copre tutta la Svizzera italiana, da Airolo a Chiasso, dal Locarnese a San Bernardino – Ticino e Moesano. Dall’altro, tutto quello che è stato detto, fatto, fotografato, è stato realizzato insieme ai collaboratori della nostra agenzia – persone che vivono e lavorano a contatto con il nostro territorio, una squadra di 7 persone oltre a Luca e io. L’unica cosa che per limiti tecnici abbiamo affidato a un’azienda esterna è stata la stampa: ci siamo rivolti a una attività basata a Lugano, la Fontana Print, degli esperti del campo nel nostro territorio con 75 anni di storia e 30 nell’editoria.

Il libro è programmaticamente un punto di partenza per ispirare chi abita o visita la Svizzera italiana. Qual è il passo successivo per chi legge, e per il progetto?
L’idea che ci ha guidati è stata dare una visione contemporanea del nostro territorio – ce ne potrebbero essere mille o più, ma questa è la nostra. Abbiamo quindi messo insieme varie storie di vari campi: ci sono luoghi, ricette, personaggi, attività, prodotti, capanne. L’intenzione non è dare una visione completa della Svizzera italiana, ma proporre una selezione di cose belle da vedere – e ce ne sono tante altre che per limiti di spazio non abbiamo potuto includere. Ci piace pensare che chi riceve in mano questo volume possa scoprire qualcosa di nuovo; ci piace pensare che il libro possa piantare dei semi nei lettori, forse far nascere una passione. Per esempio, qualcuno forse non conosce il mondo delle capanne, e grazie a questo libro ne potrà scoprire alcune bellissime, raggiungibili facilmente anche con i bambini; magari andrà a visitarne una e rimarrà folgorato da un mondo che non conosceva, e da lì partirà una nuova passione e andrà a scoprirne altre. E così via per le altre categorie.
Per quanto riguarda noi, il progetto nasce esclusivamente dall’amore per il nostro territorio, unito alla nostra esperienza professionale nel raccontare cose belle. Se anche un solo seme crescerà nel lettore, sarà una bella soddisfazione. Visto che abbiamo raccolto tante storie e alcune non sono state pubblicate, non è escluso che tra qualche anno possa esserci una continuazione.

Qual è stata la storia più sorprendente che avete incontrato?
Ogni storia ha la sua peculiarità, un messaggio da raccontare e da far scoprire. Il bello del libro è che è un oggetto da sfogliare, uno scrigno da aprire. Magari una sera si legge una storia, ci si dorme sopra, e l’indomani si va a scoprire di persona quanto si è letto.
Una delle storie che conoscevo in parte e che trovo straordinaria è quella delle sorgenti del Cusello. Si tratta di 100 sorgenti collocate tra il Tamaro e il Lema captate a fine 1800 attraverso la costruzione di un acquedotto. Fu un lavoro incredibile – ai tempi non c’erano elicotteri, quindi per trasportare il materiale collaborarono muli, uomini, donne con il gerlo – per il quale la Città stanziò un credito di 1 milione di franchi, una cifra da capogiro per l’epoca. Ancora oggi le sorgenti del Cusello approvvigionano il 25% del fabbisogno idrico della Città di Lugano, con un’acqua tra le migliori d’Europa: l’acqua infatti percorre chilometri sotto terra, arricchendosi di preziosi minerali, prima di arrivare ai pozzi sotterranei; un’acqua di alta qualità che noi possiamo bere aprendo il rubinetto di casa.
Per scrivere il capitolo abbiamo incontrato i guardiani dell’acqua, persone che lavorano per garantire la sicurezza delle sorgenti, proteggendole da manomissioni o interferenze di animali; ci hanno raccontato che in tutti questi anni hanno dovuto fare solo 3 o 4 riparazioni, a testimonianza di quanto l’acquedotto sia un’opera incredibile. Ci hanno anche raccontato che in un periodo normale dalla sorgente passano tra gli 80 e i 120 litri di acqua al secondo; la scorsa estate si è arrivati a 13 litri al secondo – un dato che fa pensare, ricordandoci come la sostenibilità sia un aspetto importante quando si racconta il territorio.

“Pancia mia fatti capanna” viene presentato il 19.04 alle 18:30 presso lo Studio Foce nel contesto di Agorateca Incontri.
Maggiori informazioni: foce.ch

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