Visarte talks #3, intervista a Fosco Valentini

Incontriamo oggi Fosco Valentini, protagonista del terzo incontro Visarte Talks 2021 in programma il 16 novembre allo Studio Foce. Un’occasione di scambio e dialogo tra un artista e il pubblico, con la moderazione del filosofo e saggista Sergio Roic.
09 Novembre 2021
di Silvia Onorato
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Fosco Valentini

Fosco Valentini è artista visivo: pittore, scultore, fotografo, artista digitale. Nato a Roma, vive e lavora a Lugano. Dopo la formazione artistica a Roma, Fosco entra nel panorama artistico agli inizi degli anni ’70 ed espone in Italia e in Svizzera. Nel 2011 partecipa alla 54ma Biennale di Venezia, Istituti Italiani di Cultura nel mondo – Padiglione Italia. Artista eclettico nell’espressione e nell’uso dei mezzi artistici, Fosco Valentini trae ispirazione da numerose branche del sapere: dalla filosofia all’alchimia, dalla scienza alla religione.

Buongiorno Fosco, la ringrazio per essersi reso disponibile a questa intervista. Com’è nata la sua passione per l’arte?
Bella domanda. “Passione per l”arte” fa pensare ad un destino sacrificale e profetico. Quando a 15 anni ho  terminato la scuola media, nel 1968, era il momento di scegliere una scuola superiore. La scuola che a me sembrava più all’avanguardia e più internazionale era l’istituto d’arte di Roma. Mi interessavano le sezioni di fotografia, architettura di interni, di tessuto e di arte applicata in genere. Visitai la scuola e rimasi folgorato dai laboratori di arazzo, stampa serigrafica e fotografica, batik e tessitura. Mi iscrissi subito, contro la volontà dei miei genitori, alla sezione di tessuto. Durante il mio percorso strettamente artistico, le scelte che ho fatto riportavano sempre a questo imprinting professionale: l’arazzo con Alighiero Boetti, la fotografia d’Arte seguendo i primi esperimenti di Boetti, Emilio Prini,  Luigi Ontani, Gino De Dominicis e la serigrafia (media prediletto della pop Art) seguendo Mario Schifano, ed anche l’uso del cotone dipinto delle tele estroflesse da Enrico Castellani. Ho iniziato presto con queste passioni. Terminati gli studi all’Istituto d’Arte mi sono iscritto alla Accademia di Belle Arti di Roma, per approfondire il disegno, la pittura, la scultura e la decorazione pittorica. Ero predisposto a questo lavoro. Appena iniziata l’Accademia di Belle Arti, a soli 21 anni, fui scelto per partecipare alla X quadriennale Nazionale d’Arte; vinsi le selezioni con una sequenza fotografico-ontologica che ha segnato il mio percorso artistico, nonostante la via ontologica dell’Arte sia la più ostica da comunicare. Per tornare alla sua domanda: è una passione difficile, perché riguarda la vita, con tutto ciò che ne consegue di sofferenza e profezia dionisiaca.

Come ha capito che quella era davvero la sua strada?
Finita l’Accademia di Belle Arti ho continuato a vivere nell’ allora mondo dell’Arte Contemporanea romano. Cercando l’ armonia delle invenzioni si hanno delle rivelazioni e si rende evidente l’idea che il miglior modo di non sapere o di non capire nulla di cosa sia l’Arte Contemporanea è credere di sapere e capire già cosa sia.

Disegno di Fosco Valentini
Disegno di Fosco Valentini

Qual è secondo lei l’obiettivo dell’arte?
L’Arte non ha un obiettivo, è un dono che riguarda il sacro, l’artista è il figlio del cielo e della terra. Si tratta di una formula iniziatica sempre identica a se stessa, nelle varie circostanze di tempo e di luogo, che determina i rapporti dell’uomo, dell’artista con gli altri. Poi ci sono differenti momenti sociali nella storia in tutte le epoche, a volte di decadenza a volte di rinascimento della spiritualità artistica. Le tecnologie, i materiali di lavoro, i concetti di spazio e tempo e il modo di comunicare cambiano di epoca in epoca. L’artista  è  sempre un sognatore dialettico. Nel caso di Keplero, Spinoza o Paracelso ad esempio, ho cercato di raccontare simbolicamente, per immagini, tutti quei grandi uomini che hanno subito un’oppressione di controllo sul loro libero pensiero. Avrei potuto aggiungere Giordano Bruno, Galileo Galilei, o anche tutti quegli artisti che nel loro tempo vedevano cose che gli altri non vedevano. La scoperta di un nuovo linguaggio artistico come obiettivo dell’artista, come lo intendiamo nella società contemporanea, dipende dalla fortuna, da felici coincidenze espressive, dalla comprensione del logos dell’Arte, che non è semplicemente la ragione umana o il suo linguaggio, ma è la voce intima del mondo, il logos dialettico. Discorso che potrebbe anche non essere capito o respinto in determinate epoche. Eraclito diceva che “se tutte le cose diventassero fumo, le narici potrebbero riconoscerle“. Se il sistema dell’arte contemporanea scoprisse tutti gli artisti esistenti nella storia del nostro tempo, l’archeologia nel futuro cosa scoprirebbe?

La sua produzione artistica spazia da “Dipinti anamorfici” a performance sonore. Qual è il mezzo espressivo che sente più suo?
Dipende dai momenti; il mio percorso esistenziale dell’Arte , mi permette di realizzare opere con media differenti, non privilegio il mezzo espressivo al pensiero visivo e comunicativo.

Lei trae ispirazione da diverse forme di sapere, dalla filosofia alla scienza, e in modo particolare da Keplero. Ci racconta come il pensiero dello scienziato influisce sulla sua arte?
Mi aveva molto colpito il romanzo, il  “Somnium“, tradotto anche come “Il sogno di Keplero“, che in effetti è il primo romanzo di fantascienza della storia, scritto da Keplero verso la fine del 1500. Il viaggio sulla Luna e ritorno sulla terra, cavalcando l’ombra dell’eclisse lunare. Molto interessante era il fatto che Keplero, astrologo, cosmologo e astronomo, nascondesse nell’astrologia, allora accettata, le scoperte astronomiche e cosmologiche Copernicane, per non incappare nell’inquisizione della religione dei suoi tempi. Non dimentichiamo che sua madre era stata accusata di stregoneria nel 1615, per la produzione di medicine erboristiche che proponeva nel Wurttemberg e a Stoccarda. Del “Somnium“, invece, mi affascinava l’immaginazione, quella sorta di apocalisse della Scienza fisica ed Astronomica.

Immagini distorte, in movimento, veicolate da lenticolari: le sue opere stimolano e interrogano la percezione visiva dello spettatore. Il suo è un invito a cambiare punto di vista sulla realtà?
In concomitanza con la Biennale di Venezia del 2011 (fui scelto per la partecipazione al padiglione Italia come artista di origini Italiane residente all’estero), iniziai a pensare i pannelli del sogno di Keplero. Volevo indicare una funzione apocalittica, profetica del lavoro artistico come metamorfosi del pensiero, i pannelli lenticolari permettevano di osservare le differenti prospettive di un disegno nello spazio-tempo di uno sguardo, cercando di far emergere l’importanza dell’espressione artistica e immaginativa, sia per la scienza sia per la vita umana. Di nuovo si trattava di cercare di afferrare le differenze ontologiche tra l’ente e l’essere, per intercettare l’esserci artistico, il dis-velamento che l’ essere donava all’esserci umano, prima della fuga degli Dei dalla terra.

Fosco Valentini, Artista Pittore
Riproduzione di un quadro ‘lenticolare’ di Fosco Valentini, Artista, Pittore. Foto: Remy Steinegger

La dimensione del sogno e del surreale trovano piena espressione nella sua arte. Che funzione hanno, per lei?
Mi interessano fondamentalmente le unità dei contrari. La veduta della coincidentia oppositorum: non può esistere il kaos senza kosmos, l’irrazionalità senza la razionalità, la notte che dà luce alla notte. Per questo mi appassionano i surrealisti quando parlano di psicologia dell’arte, di letteratura e poesia automatica. Che è di nuovo un dis-velamento, un ritorno al pensiero originario.

Chi è l’Homo Jucundus?
Un gioco intellettuale, un’idea di cui la mia generazione si era appropriata. Riguardava anzi la riappropriazione del corpo magico ricercato dai poeti o del corpo adamantino del misticismo sufico e orientale. Ma è necessaria anche la sofferenza della ricerca del “faber” per la realizzazione dell’uomo del futuro; all’Homo Jucundus non deve mancare la sua coincidentia oppositorum.

Ci racconta qualcosa dei suoi prossimi progetti?
Attualmente sono impegnato nella creazione di una video performance che cercheremo di realizzare in un magico spazio romano. Proprio in questi giorni sto lavorando via rete con il professor Paolo Coteni, docente di Art Sound nelle Accademie di Belle Arti, e con un importante artista gallerista romano. Pensiamo di portare la video performance a Milano; mi piacerebbe portarla anche a Lugano o nel Ticino, se gli Dei della fortuna ci assistono.

Che impatto ha avuto la pandemia sulla sua vita professionale e creativa?
Certo la pandemia ci ha fatto capire quello che in fondo già sapevamo: siamo tutti nello stesso corpo, anche la difficoltà della visione in presenza nelle gallerie d’arte e nei musei sta modificando i sistemi comunicativi. La vita professionale ha avuto uno stallo, non ho ancora potuto presentare in presenza il catalogo della mia mostra al Macro Mattatoio di Roma, che è uscito lo scorso anno, molte mostre sono saltate, anche la presentazione in presenza del mio libro di disegni dedicato a Spinoza che si doveva tenere all’Università di Urbino è stata posticipata. Il convegno su Spinoza si è poi svolto in rete. In questo periodo di pandemia ho realizzato alcune video mostre, sempre in rete. Quel che più mi è mancato è l’incontro diretto con il pubblico, con gli artisti, gli storici, i critici, i curatori, gli amici. Si è un po’ perso il fascino dell’evento in presenza, che speriamo di recuperare al più presto.

Fosco Valentini incontra il pubblico di Visarte Talks 2021 il 16 novembre, dalle 18:30 alle 20:30, allo Studio Foce. Entrata libera, fino ad esaurimento dei posti disponibili. Possibilità di seguire l’incontro in Live streaming. Maggiori informazioni: foce.ch

Visarte-Ticino è un’associazione culturale che ha come scopo la divulgazione, la promozione e lo sviluppo delle arti visive nel cantone Ticino, in Svizzera e all’estero. Visarte Talks è un’idea sperimentalmente aperta, nata dal desiderio di costruire un nuovo luogo dove potersi incontrare informalmente e con spirito di scambio e confronto tra artisti e pubblico. L’ideazione e l’organizzazione è a cura di Matteo Fieni, fotografo, artista, operatore culturale e copresidente di Visarte-Ticino. I Visarte-Talks sono svolti in collaborazione con Agorateca Lugano e sostenuti dal Dipartimento della Cultura e dello Sport del Canton Ticino (DECS).

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