In occasione dei 20 anni dalla scomparsa, il MUSEC dedica una retrospettiva sull’opera fotografica di Fosco Maraini (Firenze, 1912 – Firenze, 2004). Un lavoro di ricerca durato due anni, reso possibile grazie alla collaborazione con numerose istituzioni che conservano e valorizzano l’opera di Maraini.
Di origine ticinese da parte di padre, anglo-ungherese da parte di madre, Fosco Maraini crebbe in un contesto bilingue italiano e inglese. Per indole viaggiatore e per passione studioso, fu un talento poliedrico e dall’accesa curiosità: poeta e scrittore, appassionato della conoscenza, sportivo (fu alpinista e sommozzatore esperto). L’esposizione si concentra sulla sua opera fotografica per far emergere il suo modo di vedere il mondo: la sua visione era infatti libera, luminosa, laica, concreta, sportiva; una visione capace di rivelare il mondo interiore di Maraini. Al contempo, Maraini approfondiva le culture in cui si trovava immerso e a esse si allineava adottandone l’estetica: attraverso gli scatti di Maraini, il fotografato è colto con grande umanità e sensibilità.
Le fotografie presentate al MUSEC sono state realizzate tra il 1928 e il 1971 in diversi viaggi e spedizioni in Europa e in Asia. La selezione di 223 immagini, la maggior parte a formato quadrato e in bianco e nero, è stato il frutto di un progetto di ricerca durato due anni che ha coinvolto il direttore del MUSEC Francesco Paolo Campione. Un lavoro che ha portato a esplorare settantacinquemila negativi conservati negli archivi fotografici di Maraini. A caratterizzare gli scatti selezionati è la capacità di Maraini di catturare l’”empresente”, suo neologismo che indica “quell’attimo irripetibile in cui all’occhio è dato percepire le movenze del cuore e dell’anima”.
L’esposizione si sviluppa in 14 sezioni tematiche: dagli esordi giovanili (1928-1937) con le fotografie di montagna (prima passione di Maraini), le macrofotografie naturalistiche di piante, sperimentazioni futuristiche, e il primo reportage di viaggio tra i cadetti della nave scuola della Marina italiana Amerigo Vespucci. Nel 1937 Maraini partecipò poi a una spedizione in Tibet accompagnando l’orientalista Giuseppe Tucci: un territorio allora sconosciuto che gli fece conoscere un mondo himalayano ancora antico e solare; vi fece ritorno nel 1948, poco prima dell’invasione cinese, trovando un paese cambiato. Seguono tre reportage in Europa: dapprima, la vita quotidiana di donne, uomini e bambini dell’Italia Meridionale (1946-1956) e della Grecia (1951); poi un censimento fotografico dei mosaici normanni di Monreale (1951). Al Giappone, patria di adozione di Maraini, sono dedicate tre sezioni della mostra: la prima racconta i secolari costumi della popolazione Ainu, la più antica etnica giapponese, di origine siberiana, che abitava nell’isola di Hokkaido (1939 – 1971); la seconda, testimonia le consuetudini, il sistema sociale, ideologico ed espressivo giapponese (1953 – 1963); la terza presenta un reportage subacqueo sulle pescatrici di Hekura (1954), realizzato da Maraini attraverso esperimenti di fotografia subacquea.
Appassionato alpinista, Maraini partecipò alla spedizione del Club Alpino italiano al Gasherbrum IV, nel Karakorum. Nella sezione “Karakorum e altre montagne” (1937 e 1958–1959) cattura con la sua macchina fotografica distese di neve, crepacci, torrioni, creste, ghiacciai, ma anche i compagni di cordata, pastori, sherpa. Inoltre, tra le montagne del Pakistan scoprì i Kalash, popolazione isolata dedita ad antiche pratiche sciamaniche che ricordavano un paganesimo ancestrale (1959). Maraini eseguì alcuni lavori su commissione, come un reportage sulle pietre di Gerusalemme; a marcare il soggiorno di cinque mesi nella città fu la distruzione lasciata dalla Guerra dei sei giorni (1967). Segue un nucleo di immagini per lo più inedite scattate da Maraini durante un viaggio a tappe attraverso l’Asia fino al Giappone – parte di un progetto di ricerca condotto con l’Università di Oxford; il risultato è una serie di lettere dall’Asia che esprimono tratti emblematici di umanità. A concludere il percorso espositivo, sono due particolari sezioni: la prima è tratta da un reportage sugli stabilimenti siderurgici Falck di Milano (1956), che presenta le uniche fotografie a colori della mostra; la seconda, è una sezione dedicata alle nuvole (1937-1956), tema amato da Maraini visivamente che linguisticamente – elaborò infatti una personale classificazione delle nuvole che venne pubblicata nel 1956, “Principii di Nubignosia”. Una esposizione che mostra una visione del mondo aperta e che invita al viaggio per ampliare il proprio sguardo.
“L’immagine dell’empresente. Fosco Maraini. Una retrospettiva” è al MUSEC dal 08.06.2024 al 19.01.2025.
Maggiori informazioni: musec.ch