L’Inghilterra degli anni ’60 è la culla della musica popolare moderna: del rock and roll classico americano e del rhythm and blues anni ’50 si conserva il “beat”, la battuta forte sulla seconda e sulla quarta, e si consolidano le formazioni oggi diventate classiche (voce, chitarra, basso, batteria e tastiera). La nuova musica appassiona giovani e giovanissimi di tutto il mondo. In Svizzera si formano gruppi come Les Sauterelles di Zurigo e i Nightbirds di Locarno.
È il 1967 l’anno d’oro del beat in Svizzera: nell’aprile i Rolling Stones sono protagonisti di un concerto all’Hallenstadion di Zurigo, di cui le cronache ricordano l’entusiasmo giovanile disperso da cannoni ad acqua, gli svenimenti delle fan e le sedie spaccate con furia. I primi di maggio del 1967 trenta gruppi musicali di tutto il paese confluiscono a Lugano per il primo torneo di musica beat: due giorni di selezioni e gara finale al Padiglione Conza richiamano una folla di giovani appassionati. Dei trenta gruppi in gara (in palio amplificatori e microfoni), nove sono ticinesi. La classifica finale vede al primo posto i The Times di Zurigo, al secondo posto a pari merito i Dinamici di Lugano e i Teenagers di Locarno.
I giornali dell’epoca raccontano l’incursione al Conza della nuova musica, rimarcando in particolar modo l’aspetto sociale dell’evento: la Libera Stampa del 3 maggio 1967 titola “”Beatles” scatenati al Conza”, e parla di “fanatici dei contorcimenti ritmati” che hanno sfondato finestre e strappato interruttori della luce. Il Giornale del Popolo dello stesso giorno sottotitola “un centinaio di sedie sono state frantumate”, pur registrando il successo della manifestazione, la prima “che si tiene in Svizzera, e che aveva come scopo di lanciare sul campo di questo moderno tipo di musica leggera con nuovi nomi di richiamo”, “originalissima per la presenza di centinaia di capelloni nei loro più strani abbigliamenti e acconciati in tutti i modi immaginabili”. Infine, durante la finale fecero la loro comparsa i Les Sauterelles e i Nightbirds, producendo “momenti di incandescenza e di vero isterismo” nella folla di oltre 1’000 giovani rigorosamente dai 18 anni in su.
Diverso è il ricordo di chi 55 anni fa non solo ha suonato sul palco allestito al Conza, ma si è anche classificato secondo. Il celebre chitarrista e cantautore ticinese Marco Zappa racconta la sua partecipazione.
“Partecipai con i Teenagers, la mia prima rockband, e come dice il nome eravamo cinque adolescenti. Ci piacevano in particolar modo gli Animals e proprio nel ’67 uscì il nostro primo singolo originale, cantato in inglese. L’Eurobeat fu il torneo più importante di quegli anni: ci diede l’occasione di confrontarci con i gruppi della Svizzera interna – suonare oltre Gottardo non era così facile per i ticinesi. Ricordo che ci fu qualche problema con gli amplificatori, un paio si fulminarono. Un particolare curioso è che per entrare a suonare mi accompagnò mio padre, perché non avevo ancora 18 anni e l’ingresso era vietato ai minorenni.
Più in generale, in quegli anni si respirava aria di fermento, di novità, di ribellione: era un momento di rottura e di contrasto tra generazioni, culminato nelle rivoluzioni del ’68 in tutta Europa. Erano i tempi giusti per una rivoluzione anche in campo musicale, e arrivò con i Beatles: non più una musica popolare nella tradizione del bel canto, non più interpreti solisti accompagnati da musicisti, ma un gruppo musicale con una formazione definita in cui si collaborava in tutto – dalla composizione, all’arrangiamento, fino alla produzione del disco e ai concerti. Rivoluzionario è stato anche l’avvento degli strumenti elettrici, in particolare della chitarra elettrica con gli amplificatori e volumi alti – fino a quel momento i gruppi suonavano quasi esclusivamente strumenti acustici. Fu un momento di scoperta, in cui non avendo alcun tipo di esempio abbiamo di fatto inventato un nuovo modo di suonare, un nuovo tipo di canzoni, il rock autentico – quello che nel tempo si è trasformato grazie all’apporto di ogni gruppo.
Le cronache del tempo si soffermano maggiormente sugli aspetti di vandalismo che sulla proposta dal punto di vista musicale, evidenziando il contrasto generazionale tra chi scriveva e chi partecipava (va ricordato che inizialmente perfino i Beatles venivano chiamati urlatori, e oggi sono considerati caposaldo del fare musica nel modo moderno). Colpisce inoltre la meraviglia con cui media accolsero il beat – questa musica era in Svizzera già dal ’62. In realtà, oltre alle sedie danneggiate e agli strani abbigliamenti, stava nascendo qualcosa di nuovo e che ha lasciato il segno. La mia carriera, come quella di tanti altri, è nata in quel periodo, e anche se oggi non faccio lo stesso tipo di musica mi piace pensare di portare sul palco l’atmosfera di quegli anni: in quell’epoca le persone ascoltavano la musica dal vivo con attenzione, si suonava non solo nelle sale da concerto ma in tutti i locali, nei bar, negli alberghi. Oggi invece c’è una saturazione musicale che ha portato un abbassamento del livello culturale; d’altra parte, è diventato molto più facile ottenere suoni di qualsiasi tipo, come anche produrre un disco – negli anni ’60 incidere un disco era qualcosa di veramente eccezionale.”
Leggi gli articoli del 03.05.1967:
Libera Stampa (pagina 2)
Il Giornale del Popolo (pagina 2)
Guarda il servizio di Marco Nessi andato in onda il 02.05.1967 a “Il Regionale”: lanostrastoria.ch
Guarda l’arrivo dei Rolling Stones a Zurigo in un filmato dell’archivio SRF: