“Le contraddizioni di questo vivere” – Intervista a Stefano Orlandi

“Anche per oggi non si muore. Lo strano caso del signor G” è uno spettacolo di teatro canzone della compagnia A.T.I.R. di Milano, prodotto in collaborazione con la Fondazione Claudia Lombardi per il Teatro. Lo spettacolo è in scena il 10 marzo al Teatro Foce nel contesto della rassegna Home. Ne parliamo con Stefano Orlandi, ideatore e interprete dello spettacolo.
07 Marzo 2023
di Silvia Onorato
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“Anche per oggi non si muore” ha come protagonista il signor G, personaggio inventato nel 1970 dal cantautore milanese Giorgio Gaber per riflettere sulla società contemporanea. Lo spettacolo di teatro canzone della compagnia A.T.I.R. racconta una storia unitaria ripercorrendo le tappe principali della produzione gaberiana – un omaggio all’artista milanese a vent’anni dalla sua scomparsa. Ideato e interpretato da Stefano Orlandi, affiancato da Massimo Betti alla chitarra e Stefano Fascioli al contrabbasso, lo spettacolo ha la regia di Omar Nedjari che ha collaborato anche alla drammaturgia. Le scene e i costumi sono di Maria Paola Di Francesco.

Com’è nato lo spettacolo “Anche per oggi non si muore”?
Da sempre ho frequentato il teatro canzone e ho proposto, in qualità di attore che canta e interpreta, spettacoli su Giorgio Gaber e Enzo Jannacci nella forma classica di monologhi alternati a canzoni. Lo spettacolo di Gaber, in particolare, era una riproduzione fedele di come Gaber metteva in scena le sue rappresentazioni. Quando mi è stato chiesto di ripresentare questo spettacolo, ho pensato a un modo più originale di portare sul palco testi e canzoni: Omar Nedjari e io abbiamo elaborato una struttura originale, drammaturgicamente coerente e unitaria, in cui il signor G è un personaggio con la sua storia e un suo destino.

Chi è il signor G? Perché il suo è uno strano caso?
Il signor G è l’alter ego di Gaber, personaggio inventato nel 1970 per raccontare il mondo e l’uomo. Nel nostro spettacolo è protagonista di uno strano caso: nato sul palcoscenico grazie a Gaber e orfano del suo inventore da vent’anni, il signor G vuole morire; e per farlo, deve tornare sul palcoscenico. Ecco allora che irrompe sulla scena di un concerto, costretto dal suo stesso destino a raccontare la sua storia a un pubblico.
Il titolo suggerisce come andrà a finire – è una citazione di un album e di uno spettacolo del 1974, “Anche per oggi non si vola”. Il signor G è destinato a rimanere sul palcoscenico a raccontare, mettersi in discussione, guardare il mondo con le sue brutture e le sue meraviglie.

Il signor G cerca il senso della vita nella contemporaneità. Lo trova?
No. La forza di Gaber è non dare mai una soluzione, ma porre domande, suscitare dubbi. Il signor G è un uomo che ha in sé le contraddizioni di questa vita e di questo vivere. Non è un uomo risolto: desidera morire, e non ci riesce; in generale, desidera qualcosa e non riesce a ottenerla. La sola soluzione che troverà nel finale è quella di tornare nella strada e continuare a stare nel mondo.

Dal punto di vista interpretativo, cosa permette di portare in scena il teatro canzone?
Il teatro canzone dal punto di vista recitativo permette molta libertà di giocare. Il mio signor G è una sorta di clown: si dà al cento per cento, sfrutta le situazioni che si creano a suo vantaggio, si dà al pubblico. In scena insieme a me ci sono due musicisti, Massimo Betti alla chitarra e Stefano Fascioli al contrabbasso – musicisti affiatati con cui lavoro da tanti anni e che nello spettacolo non si limitano a suonare ma svolgono un ruolo attivo nello sviluppo della storia.
Riguardo invece alla drammaturgia, Omar Nedjari e io abbiamo “giocato” con le canzoni e con i testi del repertorio di Gaber, inserendoli in una storia unitaria, con una linea comune; una messa in scena a mio avviso più moderna del teatro canzone classico.

Sono passati vent’anni dalla morte di Giorgio Gaber. Che figura è?  

Non ho stravolto nulla della sua produzione perché Gaber ha un cuore contemporaneo quando analizza l’uomo e la società. Uomo e società, infatti, possono cambiare, ma i meccanismi che li muovono sono gli stessi dagli anni ’70 ad oggi. Di riflesso, anche i temi e le critiche sono uguali: l’uomo che non ha coraggio di prendere posizione, la società che ha un effetto schiacciante; le meschinità, gli slanci di entusiasmo.

“Anche per oggi non si muore. Lo strano caso del signor G” è in scena al Teatro Foce il 10.03 alle 20:30 nel contesto della rassegna Home.
Maggiori informazioni: foce.ch

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