“Qualcosa di bello e inatteso” – Intervista a Lenka Foletti Machoninova e Alberto Foletti

Il Circo Giroldòn è il più piccolo circo itinerante d’Europa. Fondato nel 1991 da Lenka Foletti Machoninova e Alberto Foletti, ogni anno è in tournée per tutta Europa con i suoi spettacoli. L’11 e il 12 febbraio la tenda invernale del circo si ferma nel parco di Villa Carmine per uno spettacolo intitolato “Matto da legare”.
31 Gennaio 2023
di Silvia Onorato
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Come è nato il Circo Giroldòn?
AF: Prima di fondare il circo Lenka e io lavoravamo già nel contesto del teatro a Praga, sia come solisti sia come parte di una troupe. Io sono clown di formazione, mi sono formato all’Accademia Dimitri. 
LFM: Io invece sono attrice e ho studiato alla Scuola accademia d’arte drammatica a Praga.
AF: A seguito dei cambiamenti politici del 1989, tutto è andato per aria: con la troupe con cui lavoravamo avremmo dovuto avere un posto fisso in un teatro, ma ciò non si è avverato. Non avendo di cosa vivere abbiamo quindi iniziato a lavorare in strada, inventando degli spettacoli che per due mesi, in estate, portavamo da Praga in Italia. Abbiamo poi deciso che, socialmente, sarebbe stato meglio avere una tenda, e un amico architetto ce ne ha costruita una. Con le giornate invernali, più fredde e più corte, ci siamo resi conto che avevamo bisogno di una tenda più solida. Per la stagione invernale abbiamo quindi trovato una yurta della Mongolia, che abbiamo un po’ modificato in base alle esigenze della messa in scena – per esempio, togliendo i pali dal mezzo per permettere di avere più spazio. Di fatto è una casa: si tratta di 1000 kg di materiale.
LFM: La tenda è il simbolo del nostro modo di intendere il circo di strada: non presentiamo qualcosa come se fosse un prodotto; noi decidiamo una destinazione, montiamo la tenda, e aspettiamo che arrivino le persone. Quello che ci piace è quando le persone spontaneamente si fermano, “annusano” la situazione, ed entrano a vedere di cosa si tratta. Un tempo questo era più comune; oggi è più raro, anche se le persone che “annusano” ci sono ancora.
AF: Inoltre, il nostro modo di intendere il teatro è in contrapposizione a quello che il teatro è diventato da più vent’anni a questa parte. Un tempo prima si realizzava uno spettacolo, poi le persone interessate invitavano lo spettacolo in giro; oggi invece, si costruisce uno spettacolo e si passa metà del tempo a venderlo, come si vende un’automobile, un prodotto… Noi preferiamo dare spettacoli…e se qualcuno ha interesse ci chiamerà…. Quindi la nostra vita si è sempre più spostata verso la strada e la libertà, in modo naturale. Negli anni siamo stati in Europa occidentale (Italia, Francia, Germania, Irlanda, Inghilterra, Danimarca, Portogallo), e orientale (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ucraina), fino in Russia e Georgia.
LFM: Parliamo diverse lingue, questo ci aiuta nel muoverci nei diversi paesi e a vivere autenticamente la quotidianità insieme a chi ci ospita.

Il vostro è un circo artigianale e da camera. Cosa significa?
AF: Significa che in due ci occupiamo di tutto: gli aspetti pratici, come la scelta della destinazione, il contatto con le autorità locali, il montaggio e lo smontaggio della tenda, le riparazioni della tenda, la vendita dei biglietti; ma anche gli aspetti drammaturgici: creiamo gli spettacoli attraverso le nostre idee e le nostre esperienze, curiamo la messa in scena. Ci arrangiamo, ma è anche il mestiere stresso che ci insegna cosa funziona e cosa no. Per esempio, veniamo entrambi dal teatro, che è un ambiente protetto in cui è possibile trovare il silenzio; in strada questo non è garantito, quindi abbiamo con il tempo elaborato alcuni metodi, come non parlare a voce bassa nella strada, non dilungarsi, essere essenziali, dare un certo ritmo, avere il minimo in scena – ogni oggetto deve avere un senso, una storia. Semplificare al massimo, non dipendere dall’elettricità, dal maquillage.
LFM: Dalla necessità virtù: siamo diventati autori, registi, scenografi. In oltre trent’anni si impara a fare quello di cui si ha bisogno. Allo stesso tempo è utile conoscere la prospettiva esterna: capire da una persona esterna se una scena funziona oppure no.
AF: Poi, gli spettacoli variano in base al paese in cui li mettiamo in scena. Per esempio, in Svizzera alcune scene a volte non funzionano, mentre in Georgia sono più forti e le posso sviluppare. Inoltre normalmente traduciamo gli spettacoli per renderli accessibili al pubblico; è però capitato di recitare in italiano a un pubblico che non lo parlava, e in questi casi può accadere qualcosa di speciale: avere nel pubblico un bambino così vivace e partecipe, pur non capendo la lingua, che trascina lo spettacolo. È qualcosa di strano, inspiegabile, che ha a che fare con la lingua interiore.

L’11 e 12 febbraio portate in scena “Matto da legare”, uno spettacolo tragicomico per grandi e piccoli. Di cosa parla?
AF: La storia è nata grazie a due incontri accaduti tempo fa. Il primo è avvenuto a Losone: una persona, leggermente disabile, sulla bicicletta girava attorno alla nostra tenda; ogni tanto si fermava, e non appena lo guardavamo, ripartiva. A un certo punto si è avvicinato e si è fermato:  Vuole vedere lo spettacolo?” gli abbiamo chiesto; annuì con la testa. ”Vuole pagare il biglietto?” disse di no con la testa. L’abbiamo quindi invitato allo spettacolo (tra l’altro ricordo che una persona che assistette alla scena decise di pagargli lei il biglietto). Il secondo è avvenuto in Portogallo: un uomo che aveva un po’ bevuto comprò il biglietto per assistere a uno spettacolo. Pur sapendo che sarebbe stato un rischio, lo abbiamo lasciato entrare. Lui, seduto in prima fila, ha cominciato a partecipare allo spettacolo, interagiva, commentava le scene, si divertiva. Abbiamo dovuto fare molta attenzione a non dargli troppa corda, o sarebbe salito sulla scena. Alla fine abbiamo riso pensando a quello che abbiamo rischiato: farci distruggere lo spettacolo da uno spettatore.
Abbiamo quindi voluto sviluppare un personaggio in carne e ossa: un personaggio che vuole partecipare allo spettacolo per la gioia delle cose e che non si rende conto che entrando in scena distrugge la finzione teatrale. Un matto da legare, che distruggendo lo spettacolo ne fa uno nuovo, mettendo in evidenza le ipocrisie degli attori che si ritengono i migliori. Un matto che, quando tutto sembra andato perduto, è l’unico a salvare la situazione.
LFM: Il personaggio che abbiamo creato proviene dalla figura tradizionale russa del matto del villaggio (ma non solo, pensiamo ai film di Fellini): un girovago, forse un pellegrino, considerato matto dalla gente ma comunque stimato. Il matto porta infatti qualcosa di bello e inatteso.
AF: Nel nostro spettacolo quindi ci sono situazioni leggibili in modo immediato, che ricordano quelle della commedia dell’arte.

Quali sono le prossime tappe della tournée?
AF: Al momento abbiamo in programma cinque spettacoli, prima di Carnevale. Poi non sappiamo ancora dove andremo; sappiamo più o meno la direzione, ma ci organizziamo di mese in mese.
LFM: Probabilmente in estate andremo in Bulgaria e in Romania.
AF: Una cosa che ci piacerebbe fare è andare in Ucraina, forse in un cortile di un palazzo o nell’ambasciata italiana a Kiev. Abbiamo visto diversi servizi in televisione dove le persone sotto i bombardamenti si radunavano nei rifugi e cantavano, o ascoltavano la musica. Le persone hanno bisogno di musica, di teatro, di qualcosa che rimanda al senso ultimo dell’esistenza. In generale, abbiamo sperimentato prima della guerra che questo modo di intendere le cose nei paesi dell’Europa orientale è qualcosa di più comune: le persone si fermano a un incrocio e cantano, dall’anima come dicono loro, e gli altri si fermano ad ascoltare. È qualcosa di molto forte.
LFM: Per noi questa è l’autentica arte di strada: andare, non sapere, non organizzare, lottare per ogni spettacolo e per ogni biglietto, non essere invitati – se succede è una eccezione e non siamo a nostro agio.

Una vita libera. 
AF: La libertà è quella cosa che; quando la si sperimenta, non si vuole più lasciare. Poi, una vita libera come la nostra non è romantica come si potrebbe pensare.
LFM: Non è romantica per niente. È anzi una vita difficile psicologicamente – certo, non ci cadono le bombe sulla testa, ma ha il suo peso dal punto materiale ed emotivo, non c’è nessuna sicurezza… E, nonostante tutto, è bellissima.

Il Circo Giroldòn è nel parco di Villa Carmine l’11 e il 12.02 alle 15:00 con “Matto da legare”.
Maggiori informazioni: luganoeventi.ch

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