Intervista allo scrittore luganese Luca Brunoni

Luca Brunoni, scrittore luganese classe 1982, ha vinto la diciottesima edizione del Premio letterario Leggimontagna 2020, sezione narrativa, con il romanzo Silenzi (G. Capelli, 2019). Il libro è ambientato in un villaggio di montagna degli anni ’50 in Svizzera, e mette al centro la storia di Ida, tredicenne orfana che viene data in affido a una coppia di contadini.
11 Maggio 2021
di Maddalena Moccetti
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Luca Brunoni

Ma quello che a prima vista sembra un paese tranquillo, si rivelerà invece colmo di segreti e mezze verità, che verranno alla luce un po’ alla volta, con tragiche conseguenze.
Abbiamo fatto qualche domanda all’autore, per conoscere meglio lui e il libro, che è assolutamente consigliato. Ne abbiamo anche approfittato per parlare del suo nuovo romanzo, Indelebile, che è ambientato a Lugano e uscirà il 17 maggio (sempre per G. Capelli Editore).

Ciao Luca, grazie mille per la disponibilità. Innanzitutto, complimenti per aver vinto il Premio Leggimontagna 2020. Dopo aver letto con piacere Silenzi, sono curiosa di sapere da dove hai preso spunto per scrivere questo romanzo, come è nata l’idea.
Sono sempre stato affascinato dal mondo rurale, dalle comunità isolate, dai loro segreti e i loro “non detti”, e dalla tensione che corre sotto alla superficie della vita di tutti i giorni. Ho costruito il villaggio in cui si svolge Silenzi come una polveriera, e a quel punto mi serviva qualcuno che accendesse la miccia. Quel qualcuno è Ida, la protagonista: il suo arrivo scatena una serie di eventi che danno forma a una trama ricca di sorprese. Volevo poi raccontare una storia ambientata nel passato ma in chiave moderna, con una lingua agile e una struttura accattivante.

Quali fonti hai usato per documentarti in preparazione alla stesura del libro, soprattutto per quel che riguarda i temi dell’affido in Svizzera negli anni ’50 e la vita nei paesini di montagna?
Dapprima mi sono documentato in modo leggero, per permettere alla fantasia di lavorare senza freni. Poi c’è stata la ricerca approfondita, basata sulla lettura di testi vari e su chiacchierate con persone capaci di fornirmi ragguagli sul periodo storico. L’ultima fase è stata integrare le informazioni nella storia, ma senza esagerare: un dettaglio scelto bene ha spesso più impatto di una lunga lista.

Uno dei temi centrali del libro, per come l’ho percepito io, è l’omertà. È questo a dare il titolo? Pensi che sia un problema tuttora attuale nella nostra società?
Se si va a scavare nelle tragedie e nei fatti tristi ci si imbatte spesso in un segreto, una bugia, o anche solo qualcosa che è stato taciuto. È vero in ogni epoca, ma trovavo interessante situare la storia in un contesto dove, vuoi per tradizione o convenzione sociale, il silenzio attorno a certi argomenti e situazioni di vita era la norma.

Silenzi è un libro duro, in cui la possibilità di redenzione sembrerebbe essere assente. Escludi di scrivere un seguito per dare ai personaggi una seconda possibilità?
Il libro è duro ma ho cercato di lasciare degli spiragli, di far intravedere un barlume di speranza. Il fatto che siano nascosti e non messi in evidenza è una scelta: a volte sta a noi cercare positività anche dove tutto sembra buio. Per il momento non è previsto un sequel, ma non si sa mai.

Il 17 maggio uscirà il tuo nuovo romanzo, Indelebile? Ce ne vuoi parlare?
Dopo Silenzi ho sentito il bisogno di riavvicinarmi alla mia esperienza diretta, di scrivere una storia ambientata nella città dove sono nato e cresciuto. Indelebile si svolge a Lugano verso la metà degli anni 2000: quelli seguenti alla chiusura dei canapai, durante i quali la marijuana è tornata nei circuiti privati e il quartiere della stazione era una zona franca per lo spaccio di cocaina. Racconta di Gionata, un ragazzo che, cercando di rimediare a un errore commesso anni prima, si fa trascinare in un vortice di complicazioni. È un libro dai toni noir che però ha un aspetto esistenziale, umano: sotto la superficie di una trama veloce e cinematografica nasconde un lato introspettivo.

Come hai reagito quando hai saputo di aver vinto il Premio letterario Leggimontagna?
È stata una bella soddisfazione, come lo è stata la conferma (arrivata poco dopo) che Silenzi verrà pubblicato in Francia da Éditions Finitude. Dedico molto tempo alla scrittura, che è un’attività solitaria, e ogni tanto la motivazione può calare. Le buone notizie aiutano a trovare ancora più passione ed energia da investire nei progetti futuri.

Qualche domanda per conoscerti meglio:

Se potessi entrare in un libro, quale sceglieresti?
Siccome sono cresciuto negli anni ’80 e mi lascio volentieri trasportare dalla nostalgia, scelgo Ready Player One di Ernest Cline.

Chi sono i tuoi eroi letterari?
Come diceva Henry Miller, c’è qualcosa da imparare da tutti – per cui la lista è lunga. Oltre a Miller ne cito tre: Ernest Hemingway, Lawrence Durrell e Jim Thompson.

Descrivi Lugano in tre parole:
Lo faccio con tre ricordi; il profumo delle caldarroste in piazza Dante, le partitelle di calcio da bimbo al parco Tassino, e le luci della città viste dalla cima del Monte Brè.

In quale angolo del Ticino ti piacerebbe ambientare una storia?
Ne ho appena scritta una che ha come palcoscenico Lugano, ovvero il luogo che conosco meglio. Ora sto riflettendo a qualcosa di ambientato in una delle nostre valli.

Con quale scrittore ti piacerebbe passeggiare per Lugano?
Con Patrick Modiano, perché nei suoi libri la geografia e l’architettura sono portali che conducono verso il passato e il mondo dei ricordi.

Film preferito di sempre?
Ne ho diversi, ma cito Panico a Needle Park, un film del 1971 dove recita un giovanissimo Al Pacino. Mi piacciono i film di quel periodo perché i mezzi di produzione erano buoni ma ancora limitati, e l’accento veniva messo sulla storia e i personaggi.

Ultimo libro letto o significativo per te?
Paradise Rot di Jenny Hval: una storia in apparenza semplice – quella di Jo, una studentessa di biologia che si trasferisce per un semestre in un’università australiana – ma raccontata con una voce unica, che dipinge immagini impossibili da dimenticare.

Una canzone che non ti stancheresti mai di ascoltare?
Story of my life dei Social Distorition.

Ci consigli un ristorante ticinese?
Un grotto di sicuro, come il Cavicc o il Valletta.

Per concludere, hai una citazione preferita?
Mi piace molto questa, tratta da un’opera teatrale di Tennessee Williams, che secondo me si può usare per descrivere la figura dello scrittore:

È un drammaturgo, oltre che un attore, ma è probabile che lo si prenda per un poeta con una sensibilità forse un po’ disturbata.

lucabrunoni.com

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