“Il mercato, luogo di percezione e tradizione” – Intervista al mercante di storie

Da fuori, il mercante di storie è una grande tenda nera con una piccola apertura; al suo interno è un mondo di storie, nel bel mezzo dei mercati cittadini. Scopriamo di più sul progetto insieme a Nicolas Joos, attore e autore di radiodrammi che ha ideato il mercante di storie.
29 Settembre 2022
di Silvia Onorato
Salva nei preferiti
Salvato

Condividi:

Mercante di storie © Divisione eventi e congressi - Città di Lugano
Mercante di storie © Divisione eventi e congressi – Città di Lugano

Il mercante di storie è un progetto di raccolta sonora dell’immaginario collettivo che partecipa ai mercati settimanali in tutta la Svizzera. Protagonisti dell’iniziativa, sostenuta dalla Fondazione Svizzera per la Radio e la Cultura e da RSI Rete Due, sono i partecipanti, ma anche merci, prodotti locali e di artigianato, punto di inizio di racconti e storie. Ne parliamo con Nicolas Joos.  

Il mercante di storie, visto da fuori, è un tendone nero con una porticina. Cosa si trova al suo interno?
Oltre al tendone nero, c’è anche una insegna: “Enter inside your imagination. Sound experience”, scritta in inglese non tanto per anglofilia – do anzi molto valore all’identità linguistica e culturale di ogni luogo – quanto con l’intento pratico di essere comprensibile e accessibile a chiunque sia di passaggio. Invito i partecipanti a fare l’esperienza di “entrare” all’interno della propria immaginazione: accedendo si entra in uno studio di registrazione, diviso in due ambienti ovvero la sala regia, con tutta la strumentazione per registrare, e lo studio vero e proprio, con sei microfoni di differenti qualità di registrazione. Nello studio c’è anche un tavolino con diversi oggetti, che invito i partecipanti a percepire con i cinque sensi, in modo da riconoscere e “farli entrare” nella mente. A quel punto, invito i partecipanti a inventare una storia di massimo tre minuti, in cui compaia uno degli oggetti – non necessariamente come protagonista, anche come comparsa – e in cui accada qualcosa di importante, in cui ci sia un cambio emotivo forte. Oltre a qualche indicazione tecnica su come usare i microfoni, lascio al partecipante completa libertà per improvvisare, sentirsi libero di esprimersi nella propria lingua madre (oltre a italiano, ho registrato dialetto di Biasca, svizzero tedesco, inglese, persino arabo); in breve, divertirsi. Io registro il processo creativo, e in un secondo momento aggiungo musica o effetti speciali; dopo un paio di giorni invio il filmato acustico al partecipante.

Punto di partenza delle storie sono gli oggetti. Di quali oggetti si tratta?
 
Si tratta di prodotti tipici del mercato cittadino: prodotti alimentari, naturali, di artigianato. All’inizio della giornata di mercato chiedo sempre ai mercanti alcuni oggetti, di solito cinque o sei, che poi pongo sul tavolino. Ogni volta ricevo oggetti diversi, rispecchiando l’identità del mercato in cui mi trovo. Per esempio, qualche giorno fa avevo del peperoncino, una saponetta, una collana, un pezzo di formaggio.



Com’è nato il progetto? Perché?

È nato da una riflessione su percezione, ricordo, immaginazione e linguaggio. Quando infatti c’è una percezione forte, si crea un ricordo che viene rievocato dall’immaginazione; al contempo, una singola percezione evoca passate percezioni tramite i ricordi. Ho pensato quindi di offrire questa esperienza nel mercato, un luogo ricco di percezione, in cui si valutano i prodotti con i sensi, in cui spicca l’aspetto estetico dei prodotti naturali in vendita, come fiori e verdure; ma anche un luogo d’incontro, pieno di suoni e di dialogo indipendente dalla classe sociale; da ultimo, un luogo ricco di tradizione: i mercati infatti vendono prodotti della tradizione, risultato di più e più percezioni nel corso degli anni.
Infine “mercante di storie” perché come un mercante non produco, ma raccolgo prodotti (o meglio, storie) di altri, qualcosa di immateriale che restituisco poi ai proprietari. Arrivo alle 5 e mezza con i mercanti, preparo la struttura – che non passa inosservata, 7m di larghezza x 3m di altezza, il nero incute a volte un po’ di timore, anche se è evidente il legame con l’immaginario, il sogno, il teatro – e raccolgo molta immaginazione.

Quante storie ha raccolto fino a ora? Cosa avverrà del materiale raccolto?   
Ho raccolto fino a ora una cinquantina di storie, ognuna diversa dall’altra. Oltre alle storie frutto dell’immaginazione, talvolta chiedo ai mercanti di parlarmi del mercato attraverso la loro esperienza, raccogliendo quindi in un dialogo aperto delle testimonianze storiche sul ruolo sociale del mercante, sul loro lavoro, sul cambiamento del mercato nel corso degli anni.
Non ho uno scopo ulteriore per il materiale: invio il documento sonoro a ogni partecipante, e lo archivio, ma non c’è un’altra destinazione. Trovo sia bello così, fine a sé stesso: nasce e finisce lì, in modo da dare completa libertà ai partecipanti. In futuro spero di espandere il concetto anche agli oggetti d’arte, in modo da avere a disposizione un quadro, una scultura, e chiedere ai partecipanti cosa evochino. Non mi interessa però l’aspetto tecnico dell’oggetto, le sue caratteristiche storiche, bensì il suo potere generativo di storie, in modo spontaneo e improvvisato.

Lei ascolta tutte le storie. Cosa ha scoperto delle persone?
Che tutti hanno bisogno di esprimersi: il mercante di storie è infatti un gioco per parlare, una occasione per aprirsi, in cui emergono non solo storie di immaginazione, ma anche fatti personali, considerazioni politiche e sociali. Penso che essere in un luogo raccolto, in un ambiente insonorizzato, aiuti a entrare in un mondo magico in cui si perde il timore di parlare e di sentirsi protagonisti. Attraverso il vetro dello studio vedo delle facce bellissime: le persone (adulti e bambini) entrano nei personaggi, si immedesimano nelle storie, si sentono attori. 

Il mercante di storie è in centro a Lugano il 02.10 durante la Festa d’Autunno.
Maggiori informazioni: luganoeventi.ch/festadautunno

Articoli più letti